venerdì 21 ottobre 2016

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Baretto di via Treviso. Secondo tavolino a sinistra nella saletta posteriore del locale, quella lontano dalla confusione, rialzata di 3 gradini dalla sala centrale.

C'è una finestra in alto, entra la luce della primavera, sarà aprile o forse ancora marzo.

Hai gli occhiali che stanno tornando ad avere le lenti chiare, ci deve essere il sole fuori, la magia delle lenti fotocromatiche... hai la giacca sul grigio e la cravatta rossa. Hai poggiato qualcosa sul tavolino, forse le chiavi del dipartimento.

Sei davanti a me, la finestra è dietro, in alto.  Tiri su la gamba dei pantaloni prima di sederti, ti schiarisci la voce e mi chiedi come sia andata oggi.


Parliamo di cose del laboratorio, sto finendo di fare la tesi, e devo avere qualche problema con Tonino o con la vecchia...o forse non mi torna qualche misurazione. Prendi il pacchetto di grissini, quelli sottili, quelli torinesi che sono buoni, più buoni di quelli ciccioni.

Non ricordo cosa hai ordinato, sicuramente la cicoria all'agro, se ce l'hanno. Forse una tagliata, non importa. Ricordo quello che ci siamo detti dopo però. Ti ho detto che sabato con Andrea siamo andati a vedere i mobili per casa, così per farci un'idea...e che mi sono sentita soffocare, che mi sento angosciata, che forse non sono proprio pronta all'idea che un giorno andrò via da casa, di arredare con lui, di iniziare qualcosa con lui. Sorridi e mi dici che è normale, che "è la vita e che è giusto così", ne parliamo a lungo, credo sia stata la prima volta in cui  ti abbia detto esattamente come stavo, quello che sentivo, le preoccupazioni. Ero solita parlarne con mamma, te sapevi tutto ma attraverso di lei. Mi hai rassicurato, e ho sentito che era davvero giunto il momento di prendere decisioni, che presto le cose sarebbero cambiate, la fine dell'università, l'inizio del lavoro e l'inizio della mia vita con Andrea.



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Questo è un flash che è tornato a galla e che ho voluto scrivere, per tenerne traccia. Come se scrivendolo potesse tornare a vivere ancora un po'. Oggi c'è il sole  e mentre venivo in ufficio, in macchina, in radio hanno passato "Father and son" e in un secondo mi sono ritrovata seduta lì, davanti a mio padre. Con 25 anni addosso, e tante cose ancora da costruire, ma le basi erano buone e le fondamenta hanno retto. A distanza di più di 10 anni.

Mercoledì vado a Roma, voglio tornare nei luoghi che hanno accompagnato tanti anni felici, voglio tornare a calpestare strade fatte con il cuore leggero, ora posso riaffrontare i luoghi senza paura di provare dolore,con nostalgia ma anche con tanto amore. Perché nulla è andato perduto, e tante cose sono ancora da costruire, e se proprio devo dirla tutta ho  una memoria meravigliosa...






venerdì 14 ottobre 2016

Giorno dopo giorno...

Quella qui sotto sono io. Capello mezzo sistemato, unghie dipinte, pantalone nuovo, di quelli che "preferibilmente" vanno con il risvoltino, ma dato che mi sento imbecille non lo faccio, e così si vede il calzettone nero a pallini bianchi che ho sotto.

Scucchia, occhio triste. Naso importante. 

Io, che faccio finta di dire cose sensate.

Mi sono smontata da sola, non infierite ancora.

Sabato siamo andati a Castel San Pietro, per la premiazione del concorso. Quando ho preso in mano il libro ho sentito il peso di quelle parole, l'ho sentito perfettamente. Avevo le lacrime agli occhi... non riesco nemmeno a leggerlo, nemmeno una pagina... ma va bene lo stesso. Ora sarà mezzo e strumento per altri, per chi ne avrà bisogno. Il suo scopo con me l'ha già assolto, ha già fatto il suo lavoro. Ora è tempo che queste parole pesanti vengano in qualche modo liberate, per alleviare e sorreggere altri.

Ho ascoltato storie dolorose, storie che mi hanno commosso e mi sono entrate dentro. Altre, avevano la spocchia di chi si sente scrittore e capace di scrivere drammi non vissuti, poesie scritte con il cuore, poesie bellissime.

Un'arpa ha accompagnato la mattinata. 
Bello, bellissimo. Un sentirsi in famiglia... famiglia che tra le altre cose era con me quasi al completo.

Il mio, nostro, libro.
Abbiamo davvero chiuso un cerchio. Parlo al plurale perché lì dentro ci sono tante persone, tutti quelli che mi hanno accompagnato, sostenuto, incoraggiato, tutti lì... nelle lacrime che cadevano quando scrivevo i post più dolorosi, nella gioia di quando è spuntato l'arcobaleno.

Dire grazie ad ognuno è difficile, ognuno sa cosa, e quanto, ha fatto.

Un capitolo della mia vita chiuso. Ma che porto nel cuore e che per sempre sarà parte di me.
Forse anche di qualcuno di voi.

Domani è il 15 ottobre, baby loss.

Alle 19 accendete una candela, fatelo con un sorriso, perché l'amore tutto può, e la morte si supera sempre con la vita.
Il libro lo troverete cu CiaoLapo al più presto (se lo comprate lì la cifra va tutta a loro) se lo ordinate lo mandano anche nelle librerie, ma mi hanno detto che ancora non lo hanno messo in distribuzione.

GRAZIE di cuore a tutti.





martedì 4 ottobre 2016

Ottobre

Ottobre. Lo odio questo mese, chi mi legge lo sa bene. Il famoso mese della consapevolezza...

Mi viene una fitta allo stomaco. Una cenere ardente soffocata dalle parole.

Devo molto a CiaoLapo, è stata la tana in cui rifugiarsi, in cui trovare affetto, sostegno, calore e comprensione. Ma anche scontri con la realtà, il mio volere "riprovare" e il loro "aspetta, Silvia, Aspetta".

Il posto in cui tornare quando avevo bisogno di rintanarmi ancora. Il posto dove ho lasciato la mia vulnerabilità. Il 15 ottobre sarà la giornata mondiale dei bambini volati in cielo troppo presto, per chi non se lo ricorda, il giorno in cui accendere una candela alle 19, per creare un'onda di luce fino al cielo. Lo scorso anno l'ho passato in piazza, insieme ad altre me, a quelle più forti, a quelle più deboli. Quest'anno nella mia città non ci sarà alcuna attività, è stata organizzata in una vicino, però. Ho promesso di aiutare, di dare un contributo per quello che posso. Non sarò fisicamente presente però, complici alcuni impegni familiari e forse, anzi sicuramente quella fitta che sento partire...

Passo dei momenti in cui mi sento capace di spaccare il mondo, fortificata e consapevole io per prima, ad altri in cui vorrei solo scappare da tutto questo.

Ottobre...ottobre.

Non lo so perché. Forse il bisogno di accantonare. Di lasciare il passato al riparo, di non smuovere costantemente i ricordi dolorosi. All'esterno sembrerò una psicopatica. Per forza.

Sabato ci sarà la premiazione del concorso, a castel san pietro terme. Sabato vedrò il mio passato in formato tascabile, il peso di quelle parole distribuite ufficialmente al mondo.

Mi fa un effetto strano. Sento che sarà una dipartita per sempre del mio passato, di quei giorni carichi di lacrime. So anche che aiuteranno le nuove me che troveranno tane in cui nascondersi.

Non reggo la pressione del mio passato. Speriamo che con la liberazione di ciò che ero, riesca ad uscire dalla tana la Male-detta che ero. Che magari ci prendo un caffè e le dico di smetterla di farsi pippe mentali.

Dal vecchio blog. 31-ottobre-2012.