mercoledì 16 marzo 2016

I percorsi e i disegni divini

Ho sempre detto che credo nel destino, nel disegno divino. Credo anche al libero arbitrio ma questo segue una via precisa e di tuo, puoi decidere poco, ci sarà sempre una sovrastruttura a guidarti, sia essa creata dai legami, dalla famiglia o solo dal modo di pensare di ognuno di noi.

Ho cercato di vedere e dare una spiegazione ad ogni evento, cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche quando era vuoto e c'era ben poca acqua da valutare.

Eppure ci sono volte che mi risulta davvero difficile, come oggi. Stanno rioperando il figlio dei miei cari amici, e sento un peso sull'anima...così grave che non riesco a vedere nemmeno il bicchiere.

In queste ultime settimane ho vissuto per osmosi la loro vicenda, cercando di stargli accanto come potevo e non so nemmeno quanto ci sia riuscita, quanto sia stata pressante e invadente, quando forse sarei dovuta stare zitta in un angolo. Ho fatto quello che sentivo ed ora sono qui a pormi domande, ancora una volta, sul perché la vita sia così difficile.

Hanno scritto libri interi sulla vita, ma a me risulta davvero faticoso accettare il dolore degli altri, perché purtroppo o per fortuna lo faccio mio, e a volte sento che mi manca il respiro.

A questa vicenda si aggiunge uno stress lavorativo dettato da una gara pubblica che probabilmente non vinceremo, perché a quanto pare "stiamo sul cazzo". E l'Italia va così, lo sappiamo bene tutti. La meritocrazia non esiste, non è mai esistita, esiste la famosa "leccata di culo", con quella puoi raggiungere la Luna. E quindi, da ansiosa e tragicomica come sono vedo tutto nero, mi vedo già alla ricerca di un nuovo lavoro come se questa perdita segnasse la fine dell'azienda.

Che poi so benissimo che non è così, ma come ho detto, ridetto mille e mille volte, il cambiamento spaventa, e l'idea di chiudere un altro periodo mi rompe proprio le palle. Sì, credo di avere le palle piene di questi cambiamenti, di questi adattamenti dettati sempre dagli altri. E che cavolo.

Per fare una similitudine mi sento dentro a un barattolo basso, dal quale potrei uscire allungando un braccio, ma faccio fatica ad alzarlo, sono come intorpidita.

Quando nasce un figlio è vero che si cambia, e che cambiano le priorità, cambia proprio il modo di pensare. Lui è la priorità, il suo benessere, la sua felicità prima di tutto. È un processo istintivo e per quanti psicologi, per quante persone intelligenti tu possa incontrare che ti ripeteranno sempre che "no, non deve venire prima di tutto", non sarà mai così. E quando saprai di altri bambini che stanno male, che muoiono, magari in mezzo al mare perché i genitori stavano cercando la salvezza, allora sentirai ogni volta un pugno allo stomaco che ti toglierà il respiro, e il sonno.

Per una fragile e sensibile come me, insomma, è un bel casino. 

Mi scuso per i toni poco educati di questo post, ma come al solito sto scrivendo di getto...e mi sto sfogando, con i francesismi che mi caratterizzano (chi mi conosce sa bene come sono fatta).

Spero di arrivare in piedi alla fine di questa giornata e di questa settimana, devo necessariamente proiettarmi sul presente. Che il passato è ingombrante e il futuro mi fa venire le vertigini.






1 commento:

  1. Spero che x il bimbo dei tuoi amici vada tutto bene. La tua presenza sarà di certo apprezzata.
    I cambiamenti imposti dagli altri sono più difficili da metabolizzare e accettare.
    Credo poco nella meritocrazia in questo paese.

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