martedì 22 dicembre 2015

Ho letto e ho pensato...

Su fb, un'amica ha condiviso questo estratto:





"Il tempo sta scadendo per la mia amica. Siamo sedute a pranzo quando casualmente mi dice che lei e suo marito stanno pensando di "cominciare una famiglia". Quello che intende è che il suo orologio biologico ha cominciato il conto alla rovescia e la sta costringendo a considerare la prospettiva della maternità. "Stiamo facendo un sondaggio" dice, quasi scherzando. "Pensi che dovrei avere un bambino?" "Ti cambierà la vita" dico con attenzione, mantenendo un tono neutrale. "Lo so" dice. "Niente più dormite fino a tardi il sabato, niente più vacanze improvvisate..." Ma questo non è proprio ciò che intendo.
Guardo la mia amica, cercando di decidere cosa dirle. Voglio farle sapere ciò che non imparerà mai ai corsi preparto. Voglio dirle che le ferite fisiche di una gravidanza guariscono, ma che diventare madre la lascerà con una ferita emotiva così profonda che la renderà per sempre vulnerabile. Considero l'idea di avvertirla che non leggerà mai più un giornale senza chiedersi "E se si fosse trattato di mio figlio?".

Che ogni disastro aereo, ogni incendio la tormenterà. Che quando vedrà le foto di bambini ridotti alla fame, si chiederà se possa esistere cosa peggiore del veder morire il proprio figlio. Osservo le sue unghie laccate con cura e il suo completo alla moda e penso che non importa quanto possa essere sofisticata, diventare madre la ridurrà allo stato primitivo di un'orsa che protegge il suo cucciolo. Che all'urlo di "Mamma!" farà cadere il soufflè o il suo cristallo più bello senza un momento di esitazione.

Sento che dovrei avvertirla che indipendentemente da quanti anni abbia investito nella sua carriera, verrà professionalmente dirottata dalla maternità. Potrebbe lasciare suo figlio alle cure di qualcuno, ma un giorno andrà ad un'importante riunione di affari e penserà al dolce odore del suo bambino. Dovrà usare ogni grammo di disciplina per trattenersi dal correre a casa solo per assicurarsi che suo figlio stia bene. Vorrei che sapesse che le decisioni quotidiane non saranno più semplice routine.

Che il desiderio di un bambino di cinque anni di andare nel bagno degli uomini del McDonald's piuttosto che in quello delle donne si trasformerà in un gran dilemma. Che proprio là, nel mezzo del rumore di vassoi accatastati e delle urla dei bambini, le questioni di indipendenza e di identità di genere verranno valutate contro la prospettiva che un pedofilo possa nascondersi in bagno. Per quanto sicura di sè possa essere in ufficio, come madre tirerà sempre a indovinare. Nel vedere la mia amica così attraente, vorrei assicurarle che alla fine butterà giù i chili della gravidanza, ma che non si sentirà mai più la stessa. Che la sua vita, ora così importante, avrà minore valore ai suoi occhi quando avrà un figlio.

Che la darebbe in un istante per salvare la sua prole, ma che comincerà anche a sperare di poter vivere più anni, non per realizzare i propri sogni, ma per vedere suo figlio realizzare i suoi. Desidero farle sapere che la cicatrice di un cesareo o una smagliatura lucida diventeranno distintivi d'onore. La relazione con suo marito cambierà, ma non come pensa. Vorrei che potesse capire quanto di più si possa amare un uomo che cosparge di talco un bambino con tanta cura o che non esita mai a giocare con suo figlio o sua figlia.

Vorrei che sapesse che si innamorerà di nuovo di suo marito per motivi che ora troverebbe tutt'altro che romantici. Vorrei che la mia amica potesse percepire il legame che sentirà con tutte le donne che attraverso la storia hanno tentato disperatamente di metter fine alla guerra, ai pregiudizi e alla guida in stato di ebrezza. Spero che capirà come io possa pensare razionalmente alla maggior parte delle cose, ma possa perdere temporaneamente la ragione quando discuto della minaccia della guerra nucleare nel futuro dei miei figli.

Vorrei descriverle l'euforia nel vedere tuo figlio imparare a colpire una palla da baseball. Vorrei immortalare per lei la grassa risata di un bambino che tocca per la prima volta il soffice pelo di un cane. Voglio che provi la felicità così reale che fa male. Lo sguardo interrogativo della mia amica mi fa realizzare che mi sono venute le lacrime agli occhi. "Non te ne pentirai mai", dico alla fine. Poi allungo la mano sul tavolo verso la sua, gliela stringo e prego per lei e per me e per tutte le altri semplici donne mortali che nel loro cammino inciampano nella più santa delle chiamate."

(tratto e tradotto da "Chicken Soup for the Women's Soul")


L'ho trovato molto bello, e vero.

Ho pensato a quando con Andrea solo l'altro giorno ci siamo detti che davvero nulla è più come prima, siamo quasi sempre da soli, gli amici non li vediamo più, ognuno ha i suoi ritmi, i propri bisogni... o forse, ci diciamo, che siamo noiosi. Chissà. 

Due settimane fa siamo andati al cinema, prima al mac e poi al cinema...come facevamo qualche anno fa...e ci è sembrato di tornare GGGIOvani. 

Quando nasce un figlio, cambia il rapporto che si era instaurato con il proprio compagno... è vero. Io passo dal " voglio divorziare" al "lo risposerei domani".

Divorzierei quando la mattina non si alza nemmeno con le cannonate, o quando giace sul divano mentre intorno scoppia la guerra dei gocattoli, oppure quando c'è sempre qualcosa che deve fare per la quale NON può proprio stare a casa... e poi ci sono i momenti in cui mi ri-innamoro... tipo quando fa il bagno a damy, o quando gioca con lui, o quando balla al suono delle canzoncine idiote o quando cucina piatti nuovi.

Mi sono rinnamorata di Andrea anche quando facendo il vola vola a damy-lattante si è beccato un rigurgito in pieno viso e correndo mi ha detto "Silviaaaaa aiutoooo", o quando il damy meno lattante ci ha vomitato nel letto per il primo virus intestinale e nel pieno della notte abbiamo dovuto smontare, pulire, calmare... mi sono rinnamorata anche ieri sera, quando con due tubi di carta regalo giocavano a star wars, facendo i rumori delle spade laser. E quando il figlio cerca e chiama il padre, e gli si illuminano gli occhi.


Ieri una cara amica ha ricevuto un esito negativo alle analisi delle beta hcg. Capisco il senso di frustrazione, il dispiacere, e ho pensato a quante donne, come lei, ancora una volta, ancora un altro mese "No, ancora no".  

Io sono della filosofia che "Volere è potere", e che tutto si può aggiustare... ma sono anche quella che crede nell'amore e che rinnamorarsi di se stesse e del proprio compagno possa essere una nuova rinascita. 
 



 

giovedì 10 dicembre 2015

nel mentre

La storia più o meno è questa:
la ricorrenza della morte di papà, a maggio, mi ha portato un grande, immenso sconforto, mettici la vita nuova con Damy, mettici lo stress del lavoro, mettici quello che ti pare... stavo giù.  Nel mentre (che non si scrive e dice perché fa un po' cafone ma (a me) mi piace), una tipa che conosco di vista (tipo che l'ultima e unica volta che l'ho incontrata sarà stato 20 anni fa) inizia ad insultarmi pesantemente per colpa di un commento fatto a una discussione su fb, la stessa tipa, scopre il blog e si fa beatamente i cavoli miei e viene a scrivere anche qui. Per non sapere né scrivere, e né leggere ho chiuso baracca e burattini, e mi sono resettata, da tutto.

Ho iniziato un percorso di psicoterapia che ho terminato poco più di un mese fa. Io, che odiavo, ripudiavo e disdegnavo gli psicologi ci sono andata. Complice un'amica psicologa con cui avevo parlatoi che mi suggeriva di andare, che forse, non stavo proprio benissimo...e che avrebbe fatto bene sia a me, sia, soprattutto a Damy, che aveva bisogno di una mamma sana e non depressa.

Chiaramente ho vagliato diverse ipotesi e per farlo, ho scritto a vari psicologi a cui esponevo il mio "caso" e da cui NON volevo risposte banali. Mi ha convinto Chiara, e così sono andata da lei. Chiara ha la mia età e con cui mi sono trovata subito a mio agio. Sinceramente il ruolo dello psicologo ancora non mi convince tanto... più volte ho pensato "ma io pago per parlare?", però i mesi hanno dato ragione a questa professione... ho risolto tante cose che tenevo in sospeso, ho capito quali e quante dinamiche ripetitive io stessa metta in atto, autolesionandomi, e soprattutto sono riuscita "a collocare nel presente il mio passato". Questa frase me la disse Chiara il primo giorno che ci siamo viste "Dobbiamo ricollocare la figura di tuo padre e tuo figlio, nel presente".  E così abbiamo fatto.

In pratica sebbene credessi di poter superare tutto... a un certo punto ho sentito la necessità di farmi aiutare. Si dice che rendersi conto di avere un problema sia già la risoluzione del problema stesso.

Il resto ha continuato ad andare sulla sua strada, damy cresce ed ora va al nido, il che rappresenta ossigeno puro per me e la mia attività lavorativa.

Sono cambiati i rapporti con molte persone, forse ho continuato ad essere ancora più esigente, meno tollerante o forse, anche qui, le cose sono cambiate e basta. La stupidità di certi soggetti...quella però rimane e su questa vorrei proprio aprire un dibattito... ma ne parlerò, perché alcuni puntini sulle I vanno proprio messi. Ed ho così tanto bisogno e desiderio di parlare...senza pagare!! ;-)










lunedì 7 dicembre 2015

1-2 prova prova

provo a riscrivere. Tante cose da dire, da organizzare, ma non so come ricominciare. Porca miseria...

giovedì 18 giugno 2015

bolla di serenità

"Vedi Silvia, dobbiamo pensare che c'è sempre chi sta peggio di noi, la vita è cambiamento".  È vero, le ho detto, ma avrei dovuto aggiungere che il peggio poi passa, per tutti.

O almeno di solito accade così.

Sono in evoluzione. L'ho detto tante volte e poi non è che sia cambiata davvero...un po' forse, e forse sarei cambiata a prescindere da quanto accaduto, per pura evoluzione anagrafica.
Una cosa però la sto imparando, ovvero a guardare i processi mentali che tendo a ripetere negli anni, ai gesti sbagliati che sono poi causa di fastidi.

In questo momento sono in una di quelle bolle di serenità, di felicità, che durano il tempo necessario perché  Ronnie decida di svegliare Damy miagolando... eppure la colgo, l'afferro quella felicità improvvisa, e dovevo scriverlo, per ricordarmelo quando crederò di non essere più capace di viverla.



martedì 12 maggio 2015

Amo

Amo molto più di quanto possa odiare. Amo scrivere le cose di getto perché se ci pensi tanto a una cosa finisce che la rovini, la limi e non è più la stessa che hai pensato in origine. Amo i gatti, i miei in particolare, amo Ronnie che mozzica se ha fame, amo Pedro che è la mia ombra. Amo i cani, amo gli animali, ma non troppo i rettili.

Amo il mio acquario popolato da un povero pesce pulitore perché gli altri sono deceduti dopo 12 ore che erano in acqua. Amo mio marito, perché senza di lui sarebbe tutto peggiore. Lo amo anche quando mi dice che "tagliati i capelli perché non sono tanto armoniosi ora che sono così lunghi" (della serie: sei tappa, hai capelli più lunghi delle tue gambe, sei ridicola), amo l'amore che c'è tra noi due, e amo la sincerità, solo che in pochi sanno usarla davvero. Amo la mia famiglia, anche se mutilata, perché nei ricordi e nell'amore che resta si riesce a credere che vada bene lo stesso.

Amo il vento in faccia, la pioggia fredda quando un secondo prima c'era il sole, amo l'arcobaleno, e amo scorgerlo all'improvviso. Amo il mare, la montagna e tutto ciò che mi ricorda la vita. Amo l'odore dell'erba appena tagliata, amo la mia scucchia che tra le altre cose sembra divenire sempre più pronunciata. Amo gli amici veri e anche quelli falsi, perché tanto lo sai benissimo quando bleffano e fai finta di credere a ciò che dicono.

Amo l'odore di pulito, e la sensazione che si ha dopo essersi fatti una doccia, quando nello scarico insieme all'acqua hai buttato via la pesantezza e i pensieri della giornata, amo cantare in macchina, anche se non so bene i testi delle canzoni.

Amo quelle giornate in cui alzandomi mi viene da dire "oggi sento che sarà una buona giornata" e amo ricredermi dopo aver fatto 16 gradini.

Amo mio figlio. Lo amo in maniera incredibile, come non credevo fosse possibile. Lo amo quando ride, anche solo con lo sguardo, e quando alza il sopracciglio...lo amo quando corre, quando gioca e quando mi indica le cose. Amo la vita che è tornata insieme a lui. Amo i nostri abbracci e il nostro perderci in coccole infinite.

Amo ciò che ho, e anche quello che ho perso... amo me stessa anche se ho le rughe verticali sotto l'occhio sinistro. Che poi in quelle rughe c'è davvero tanta storia dentro.


lunedì 11 maggio 2015

Odio

Odio le ricorrenze che fanno male, odio il mese di maggio insieme a quello di ottobre, odio dover leggere le cagate che la gente scrive, odio me stessa per essere diventata ancora più intollerante di quanto non sia mai stata. Odio le madri che devono raccontare dei loro parti appena si presenta l'occasione e se non c'è occasione ne parlano lo stesso, se tua figlia è vivace non lo è perché hai fatto un travaglio di 6 ore...cogliona, lo è e basta, è una bambina vivace!

Odio le persone razziste, essendo io per prima razzista del genere razzista, odio i capelli unti, odio la frivolezza di certe giornate, odio le domeniche noiose, odio il fatto di non saper più sorridere  se non per nascondere un ghigno di sufficienza.

Odio le persone sempre allegre, non è possibile che lo siano è illogico. Odio l'odore della mortadella anche se la rosetta con la mortadella è buonissima. Odio il caldo associato alla puzza di sudore che trovi stantìa nell'ascensore, odio avere freddo e odio avere tanto caldo.

Odio chi scombussola i miei progetti. Odio facebook in quanto vetrina del "guarda cosa faccio, guarda quanto sono bella, o guarda come siamo felici", odio instagram e i filtri che fa alle foto in modalità retrò. Odio  dover cambiare idea, odio avere torto e questo avviene regolarmente.

Odio guardarmi allo specchio e notare delle rughe verticali (ma si può?) sotto l'occhio sinistro, odio mio marito quando mi guarda e dice "Oddio, ti sono venuti i baffi" (ma si può, dico, ancora??), odio invecchiare. Odio dover essere guida per mio figlio quando ancora non so su quale binario devo camminare io per prima, perché cazzo il binario me l'hanno strappato. Odio essere grande perché vorrei avere ancora 16 anni.

Odio la gente scortese e me stessa quando divento ancora più scortese con chi lo è con me.
Odio gli amici spariti, odio me stessa perché forse li ho fatti andare via io. Odio mio marito perché non trova le cose in dispensa e ogni volta che cucina si lamenta di come tengo la cucina stessa. Odio andare a fare la spesa, odio cucinare, lavare e stirare. Odio non avere più tempo per nulla.

Odio quest'epoca così tecnologica, così assurda. Odio chi si nasconde, chi non è trasparente e limpido, odio me stessa perché invece lo sono, e continuo a fare gli stessi errori e probabilmente morirò ancora con l'illusione di aspettarmi qualcosa dagli altri.

Odio la parola odio...odio certi giorni, come questo, in cui mi sono guardata allo specchio e mi sono vista per quello che sono, una disperata esaurita con due rughe verticali sotto l'occhio sinistro.


Mi sono sfogata, sto meglio, ma le rughe restano.




domenica 12 aprile 2015

Ti guardo

ti guardo. Mi fermo incantata mentre muovi i tuoi passi ancora così insicuri, barcollanti. Ti guardo rapita, e non posso fare a meno di pensare a come sarebbe stato se... Se ci fosse stato anche Alby...come sarebbe ora? E se ci fossero ancora i tuoi nonni? E mi prende un nodo in gola... Una grande malinconia amore mio...penso alle volte che reclamo tempo per me quando in passato avrei fatto di tutto per averti. Forse ho anche fatto di tutto.

Penso a chi ancora non ha figli e ne vuole...perché è un tipo di dolore che conosco, un dolore sfiancante come una goccia cinese quando ogni mese "ancora" non è quello giusto. Ma non bisogna arrendersi, bisogna crederci e provare di tutto. Comprese le spremute di arancia ogni mattina, che aiutano l'inositolo, e quello fa bene.

Ti guardo amore mio...e ti trovo così dolce, mentre sposti ogni cosa, mentre tiri fuori quel libro sui gatti per la centesima volta...mi prende una fitta al cuore...perché la verità è che senza Alby te, sicuramente, non ci saresti stato. E allora vorrei non aver nemmeno pensato a come sarebbe stato se...

Ma te non ti curi di questo, e mentre scrivo queste ultime parole mi corri incontro sorridendo ed io non penso più a nulla, mi perdo in te.

lunedì 23 marzo 2015

Discorrendo.

sono dimagrita. Ho fatto un annuncio anche su fb. Certe notizie meritano una certa divulgazione.

Ovviamente la cara A. mi ha detto che sto bene ma che la pancia mi resterà sempre. Insomma scordati, Silvia, che tornerai ad avere la pancia piatta. E su questo fronte ci si è messo pure Andrea con un: "ma guarda che comunque sono diversi anni che non hai più la pancia piatta come ce l'avevi a 20 anni". Va a finire che ho di me, anzi, avevo di me un'idea sbagliata, vabbè.

Abbiamo festeggiato il primo compleanno di Damy, prima del taglio della torta lui si è preso un bel cucchiaino di tachipirina...non si è mai ammalato, ha aspettato la sua festa per farsi venire il febbrone, occhi a pensilina, rossi sulle guance...e faccia sofferente. Povero. Così il tempo di tagliare la torta che sono letteralmente fuggita a casa  con il malato...che ha passato la settimana successiva tra antibiotici e aerosol. I bambini malati sono insofferenti, piagnoni e capricciosi...brutta roba insomma. Non lo sapevo. Ora sì.

Ha iniziato anche a camminare, l'8 marzo si è dilettato a fare piccoli tragitti da solo, però continua a cercare la mano...ha poca stima di sé, forse è colpa mia....non ha nemmeno un dente ma inizia a camminare. Certo se poi senti le mille voci, non interpellate, che ti dicono: che i loro figli dormono, hanno 20 denti, camminano da quando avevano 8 mesi...vai in crisi. Ma oramai sono abituata, sono in crisi perenne.

Dicevo che sono dimagrita...ho ancora un po' di pancia sblusata ma la indosso con dignità. Il problema è che tanta è l'euforia che mi ritrovo a festeggiare ogni secondo con qualche dolce...ma tanto se avevo la pancia già qualche anno fa, bisogna che mi abitui a questa mia nuova me.

Per molti sono ridicola, me ne rendo conto,  puoi essere magra o grassa o come ti pare ma se non ti piaci... non ti piaci.

Ho smesso anche di allattare e per fortuna che l'ho fatto, anzi, che ha deciso Damy, perché non lo sapevo ma dal mio allattamento dipendeva l'intera umanità... ovunque cori si alzano per dirmi "ohhhh meno maleeee" "per fortuna" o "Era ora!!!", non sapevo che fosse così importante per il mondo. Devo aver fatto un grande favore a tutti. Ora il problema sarà quello di ancorare la precipitazione delle tette...conosco donne che hanno tette ad altezza panza, vedi un piattume  e poi improvvisamente un rigonfiamento all'altezza della cinta che non sai distinguere da dove provenga. Oppure le donne con tette a bustina di the. Aspetto di sentire la cara A. per sapere quale sarà la mia sorte, è capace di donare grandi perle di saggezza.

Attendiamo il verdetto.

sabato 14 marzo 2015

Sulla morte, e sulla vita.

Avevo un post molto più leggero da pubblicare, un altro stupido post sulla leggerezza dei miei problemi di linea. Ma non ce la faccio, non oggi e sicuramente nemmeno domani.

Ora è un momento della giornata tranquillo con il mio piccolo che dorme accanto a me, con il mio amore grande che guarda la tv, e i miei gatti. La luce della lampada riscalda la stanza.

Ma la giornata di oggi è stata dura. Nella mia città di adozione, Terni, si è consumato un delitto tremendo...un ragazzo è stato sgozzato con un collo di bottiglia  rotto mentre beveva in un locale del centro con i suoi amici. Dicono che il tizio fosse ubriaco, drogato...che lo abbiano mandato via dopo alcune insistenze a voler consumare... Il povero ragazzo ha avuto la sfortuna di trovarsi lì, di incrociare il pensiero torbido di questo drogato...è morto a soli 27 anni. La città è sconvolta...tutta. Questa sera hanno fatto una fiaccolata, Terni come sempre è stata capace di stringersi e farsi forza, scudo e coraggio per andare avanti. Come qualche mese fa fece per il caso della Thyssen.

E questa cosa mi ha colpito. Siamo capaci di essere fratelli, amici e solidali quando sentiamo che ci stanno toccando le "nostre cose". Che sia un'industria che sfama la città, che sia la morte di un "figlio". Dovrebbe essere così sempre. E invece no. Dopodomani non sarà più così, ci incazzeremo perché la discoteca fa rumore, perché i giovani sghignazzano sotto le finestre, o come, nel mio caso, la vicina tiene la tv alta dietro la mia camera da letto.

Siamo piccoli esseri con la memoria a breve termine. Io dico di aver imparato molto dalle batoste prese, ma spesso mi accorgo che invece no, sono la stessa stupida di sempre.

Brian Weiss spiegherebbe questo ripetersi di errori attraverso traumi di vite passate, io la spiego pensando che è più facile guardare avanti, che toccarsi le cicatrici del passato. È più semplice pensare che le cose intorno siano facili e che "certe cose" accadano ad altri, o in altri posti.

Poco meno di un'ora fa ho appreso anche un'altra notizia terribile. Di un padre che ha lasciato due figli piccoli e una moglie giovane. E continuo a dirmi...perché? Quale nesso logico, quale spiegazione si può trovare? Nessuna.

La morte è terribile, e ad essa non ci si abitua mai. Né se arriva improvvisa, come nel caso di David Raggi, né se arriva dopo una malattia, come nel caso di L.

Però possiamo abituarci alla vita e a vivere con il cuore pieno, senza rancori, senza futili motivi ad ingrigire le giornate. Dovremo fare in modo che eventi straordinari e terribili come questi non passino senza lasciare il segno, ma che siano seme e sedimento per essere migliori. Per ricordarci che niente dura, niente è per sempre.

Mio padre diceva sempre:"oggi ci siamo, domani?". Al domani lui non ci è arrivato, lasciando un vuoto ancora freddo e rimbombante.

Così questa sera accarezzo il mio bambino con una consapevolezza rinnovata, con il cuore sgombro da ogni leggerezza nociva. E me lo stringo forte al petto, per fargli sentire che lo potreggerò fino a quando e come potrò. Glielo prometto, me lo prometto. E farò in modo di essere migliore, non solo domani, ma anche dopodomani.

Dice un detto: ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile, sempre.

Dovremmo fare in modo di ricordarcelo. Sempre.


mercoledì 25 febbraio 2015

Vestito ad uovo, inizio dieta

Venerdì andrò a fare queste benedette unghie, per fortuna, anche perché oggi tra sapone di marsiglia, sgrassatori vari e spugnette sembrano fatte di carta vetrata.

Dicevo che sono disordinata e, proprio per questo, sto cercando di sistemare il caos dentro casa, in un modo semplice:

Butto tutto. O regalo.

Si fa presto eh, garantisco.

La cara A. oggi mi ha visto e mi ha detto "Ti sei dimagrita?", ed ecco che l'omino del cervello, che era stravaccato e pronto per prendere il prossimo colpo al cuore, si mette sull'attenti e lancia un grande sorriso. "Dici?", mentre a questo punto sentivo inni di gloria a tutto volume, "Sì, sai che ti dico la verità ti vedo dimagrita", "Ma, non so" dico, mentre mi tocco la pancia, "No, non sulla pancia, io lì non ti ho guardata, dicevo che ti vedo dimagrita in volto", il sorriso si trasforma in ghigno, mentre dico "Bho, può essere". "Stai soffrendo per qualche cosa? Stai male?", ecco, la risposta ovvia da dare immagino sappiate quale sia, ma chiaramente non l'ho detta, ho risposto un semplice "No, non sto male".

La settimana scorsa mi trovi trascurata, mi dici che devo pensare a me, questa settimana mi dici che sono dimagrita (sulla faccia) e mi chiedi se stia soffrendo. Ora, cosa vuoi che ti dica? Come vuoi che te lo dica, soprattutto? Lasciamo stare.

Ieri pomeriggio sono andata a cambiare un paio di pantaloni di quelli che hanno il cavallo basso (stile pannolone), li ho provati a casa perché mi ero illusa potessero starmi bene. Prima di cambiarli, però, sono entrata in un negozio carino per chiedere un "vestitino, non fasciante". La commessa (ovviamente ventenne super figa) mi ha proposto nell'ordine:

-Vestito senza vita, stile sacco di patate, color beige triste
-Vestito senza vita, stile sacco di patate grande, colore nero
-Vestito nero senza forma.

Devo aver fatto una faccia strana, quando esclama: "dovresti provarlo (l'ultimo, quello deforme) devi vedere come sta addosso", "sì, ma mi sembra un  po' abbondante", ed ecco che se ne esce con un "ma questo è a UOVO, è bellissimo".
In quel preciso istante entra nel negozio un'altra ventenne, carina, e le due si mettono a discorrere sui jeans a zampa e non so cos'altro, perché insieme si sono recate in un'altra stanza del negozio, lasciandomi lì con il vestito a uovo da ammirare.

Sono uscita (passeggino annesso con piccolo maschio dormiente sopra) urlando un "Grazie, buona serata", sentivo risatine e alla fine un "Grazie ciao!".

Con il morale sotto ai piedi sono andata a cambiare questi pantaloni.

"Puoi cambiarli con questa parte di negozio, sono le cose invernali che sono rimaste, per esempio potresti prendere questo maglioncino", ovviamente il maglioncino era un maglione XXL di quelli "che vanno larghi". "Guarda, cambio con questo". Ho preso un vestitino nero, con punto vita. "sai, potrebbe essere una motivazione in più quella di entrare in questo vestito", "bhe sì, semmai lo metti l'anno prossimo". NO COMMENT


Grazie. Grazie davvero ventenne meno figa della precedente. Non so se siano le nuove generazioni, se davvero sono così panzona da meritarmi solo proposte senza forma. Ma io non ci sto.

Sono a dieta. Da domani.

Ho appena festeggiato la decisione con un cannolo siciliano.

Yeppa.






lunedì 23 febbraio 2015

Organizzazione e unghie

Sono disorganizzata, confusionaria, disordinata. In tutto.

Avevo cominciato a seguire il percorso delle Fly Lady, mi è rimasta la mania del lavello. In sostanza prima di andare a letto devi assicurarti che il lavello sia in ordine, in questo modo la mattina comincerà in maniera migliore. Funziona.

Peccato che non sia sufficiente.

La cara A. la scorsa settimana mi ha detto che mi trova "trascurata", "scusa se te lo dico eh, ti sei offesa?". "No, figurati", le ho detto. Mentre dentro di me stavo urlando e trattenendo i singhiozzi a fatica. Non sono mai stata una con i capelli in ordine e le unghie fatte, anzi, sono piuttosto aliena adal mondo del make up e del tacco. Andrea non ha mai amato che mi truccassi (un po' non essendo neanche capace a farlo risulto molto simile a un Pierrot), per cui ho sempre preferito il motto "sono così come mi vedi", solo che se prima ero una teen-ager ora sono una trentaseienne trascurata (ancora singhiozzo).

"Devi farti le unghie", ha continuato la cara A., "ma io non le ho mai portate le unghie colorate, mi danno fastidio le unghie lunghe", "devi pensare a te", ha continuato, "devi fare le unghie".

A quel punto ero un mix tra l'isterico e un demone che si tratteneva dall'esplodere.

"Ma sai, il problema secondo me non sono le unghie", ho ribadito, "ma il fatto di avere ancora un po' di pancia, mi vedo brutta..." "no, la pancia non si vede, se vai con il passeggino la gente vede le tue unghie, la pancia è sotto la giacca, e poi, scusami eh, ma hai avuto due figli...che pretendi?".

Non so cosa mi abbia trattenuto dal lancio degli oggetti, ma ho sorriso e fatto finta di nulla.

Bisogna fare presente, che nel mio disordine generale, sono anche una accumulatrice seriale, pertanto nei cassetti, accanto ai top che indossavo a 17 anni, si susseguono giacche, cappotti e quant'altro "possa tornare utile". Ero una taglia 38, questo fino a 3 anni fa, poi sono un po' cambiata. Non posso dire di essere grassa, ma non sono come prima.

Questo volo pindarico per dire che tra i giacconi che ancora indosso c'è quel piumino nero taglia 38 che si abbottona ancora, tira un po' sui fianchi, ma si abbottona. Quindi questo è sufficiente per poterlo indossare (era quello che avevo a Praga n.d.r), non posso fare grandi movimenti, ma per camminare con andatura regolare, va bene.  

Sono uscita con il piumino nero taglia 38, il capello mezzo sistemato, le lenti a contatto (che la montatura degli occhiali mi fa tristezza), e passeggino tra le mani sono andata in centro.
Niente smalto, niente trucco. Ma cavolo, piumino taglia 38.

Il passeggino consente di poter portare tante cose, oltre a Damy, così carica di roba mentre rientravo soddisfatta quando è successo che Damy ha fatto cadere il solito giochino in terra, il telefono ha cominciato a squillare, e lui ha iniziato  a frignare.  I capelli sulla faccia, il caldo del piumino che divampava, le buste che impicciavano...e, in mezzo alla gente, il piumino si è sbottonato.

Toc. Ho sentito TOC. E il bottone del piumino taglia trentotto ha ceduto, lì, sulla pancia.

Mi è venuto da piangere. Ho preso le cose al volo, ho lasciato che Damy continuasse a rompere e come un fulmine sono tornata a casa. Me lo sono strappato di dosso, ho legato i capelli, accomodato Damy tra i suoi giochi. E ho preso appuntamento con l'estetista per fare le unghie.

Forse per piacersi di più, bisogna cominciare a curarsi di se stessi. E forse, chissà, le unghie potrebbereo essere un buon input. Stasera comunque mangio una pizza con Anto, e da domani magari mi metto a dieta... oppure passo direttamente alla 42, e chissenefrega.

Devo pensarci, intanto farò un bel rosso-tardona, così A. quando mi vedrà dirà che sono migliorata.

Incomincio a organizzarmi, partendo dalle unghie. Niente non è.





mercoledì 11 febbraio 2015

decidere

Puoi decidere di prendere una pausa, per andare oltre quello che sei stata, perché alla fine il tuo spazio è uno spazio intriso di troppe emozioni, quasi sempre tristi.
Puoi decidere di non pensare, di essere altro, ma alla fine tornerai ad essere quella di sempre, perché sì, la vita ti ha cambiata ma certi bisogni sono insiti e non puoi rinnegarli.

Così come il bisogno  che ho di scrivere... e allora eccomi ancora qui.

Non voglio cambiare blog, essere altro, sono Silvia Male-detta sempre.

In questi mesi di silenzio, la vita è andata avanti, di bello c'è che Damiano a fine mese compirà un anno... e diventa oltre che grande sempre più simpatico. Ma non voglio essere una di quelle che "parlano solo di figli", per cui la chiudo qui...anche se però fa davvero ridere...(basta.)

Pedro sta rimettendo il pelo a distanza di un anno, è ancora mezzo rasato ma sembra che si stia riprendendo, con damy sono "culo e camicia" e questo non può che farmi piacere. Ronnie invece fa il solito gatto gattoso (leggi gatto che si fa gli affari suoi). È stato un Natale nuovo, con tanti pacchetti per lui (lo so che avevo detto basta, ma ragazzi... passo 24h al giorno con lui...) e tanti sorrisi da dispensare provenienti direttamente dal cuore.

La festa a sorpresa per mia sorella (riuscitissima), la mia (ieri) trascorsa senza gloria, quella di Damy da preparare. Le serate davanti al camino, qualche film da vedere dopo mesi che non riuscivo, gli amici che oramai si vedono solo in rare occasioni perché ognuno ha la sua vita e le sue esigenze (e poi fa freddo e io non esco...).

Insomma una banalità rilassante e rassicurante.

Ci sono sempre momenti di tristezza che attraversano il cuore, ma oramai ci convivo senza lamentarmi.

Puoi decidere di essere ciò che vuoi, ma se ti sei affezionata a quello che sei, difficilmente cambierai.