mercoledì 30 luglio 2014

Vita nuova

Si dice spesso che qualcosa di nuovo implichi una vita nuova... una mia cara amica ha cambiato casa, e ci siamo dette "casa nuova, vita nuova", come se davvero le cose potessero cambiare radicalmente. Forse è proprio così. Si cambia il modo di vivere e quindi ci si adatta e si ricostruisce una quotidianità, una routine diversa. Che sia svegliarsi in una stanza diversa, o semplicemente comprare un mobile nuovo, si tratta sempre di input da cui ripartire.

In sostanza non facciamo che mutare nel tempo, distruggendoci e ricostruendoci, oppure semplicemente limando degli spigoli per cambiare prospettiva. In ogni caso non facciamo che mutare, con il tempo e le stagioni, e come il tempo e le stagioni siamo piuttosto "variabili".

Io sono diventata una "piagnona" più di prima, solo che mi commuovo a scoppio ritardato. Mi commuovo "pensando" al tratto di strada percorsa per arrivare...che sia l'immagine della mia amica che guarda con speranza dalla finestra della sua casa nuova, o quella della mia seconda nipotina, Margherita, nata due giorni fa. Un fagottino pieno di capelli neri che riposa beata nel lettino dell'ospedale.

Ho pianto oggi. Non ho pianto quando l'ho vista...ma oggi. Perché guardare un neonato che dorme è un rilassante naturale...e solo oggi ho "realizzato" il suo arrivo. Non sono normale... o forse ho solo dei tempi di reazione "dilatati". Fatto sta che è proprio bella. E l'idea di questa famiglia che si è allargata, che tanto ha desiderato il suo arrivo... mi ha commosso. 

In ospedale a dire la verità ero un pochino tesa...ovviamente detesto quel posto. L'attesa nell'atrio davanti alle sale operatorie mi ha riportato indietro. Soprattutto Andrea che mi ha confessato di non voler tornare lì davanti...perché si ricorda le mie urla...quando mi dissero di Alby. Non me lo aveva mai detto. La sua confessione è stata una lama. Nemmeno l'arrivo di Damiano ha calmato il suo animo, era tesissimo anche quel giorno. Poi l'incontro con una tizia (infermiera? bho) che mi ha cominciato a tartassare di domande vedendo Damiano..."allora adesso fanne un altro eh", "uno solo non basta"..."guardi che ne ho due e per ora basta così", "ah, ne hai hai un altro? non avevo capito", "sì, ma non c'è più", sguardo attonito e sbigottito...e via a ripartire con la spiegazione... e lei sempre più in difficoltà che fa il classico scivolone..."ah, ho capito, mi ricordo di te, sei quella che urlava di sera...sì, mi ricordo, tuo marito era quello che girava qui come un fantasma".  Grazie signora cara, ora può anche andare a sbrigare qualche faccenda inutile per la quale sarà stata assunta, che so, svuotare padelle.

Nella stessa giornata sono venute a galla immagini del mio uomo che non sapevo... e pensare alla sua sofferenza mi fa male. Per fortuna Damiano fa tornare il sereno... con i suoi sorrisi e i suoi progressi. 

Parlavamo di vita nuova...non voglio andare fuori tema.

Nella mia vita nuova sono una piagnona (più di prima). Guardo dormire il mio bimbo e gli dico che è bellissimo e che l'ho aspettato tanto, guardo il mio uomo e capisco che senza di lui sarei davvero persa, guardo la mia amica e sono certa che presto la sua vita si riempirà delle gioie che merita, guardo Margherita con i vestitini rosa e i capelli pettinati e penso all'emozione di Eleonora quando l'ha abbracciata per la prima volta (e al fatto che sia fissata con questo rosa...:-)).

Nella mia vita nuova penso a Maria Vittoria che ha una sorellina con cui parlare e che da grande sarà un sostegno nella vita, penso a Gianluca che è uscito dalla sala parto con un sorriso emozionato e che la prima cosa che ha fatto è stato abbracciare e baciare la primogenita, penso ad Andrea che la prossima settimana compirà 40 anni e che è meraviglioso con Damy.

Nella mia vita nuova c'è posto ancora per tante cose, persone ed emozioni.

Se è vero che "sorridi e la vita ti sorride" è anche vero che l'amore si moltiplica... 

Benvenuta Margherita, benvenuta vita nuova.

Che sia amore e gioia quello che ti accompagnerà per sempre.



venerdì 18 luglio 2014

L'uomo con il cappello barcelona

Avrà sui sessant'anni, o forse di più... Va in giro con una bicicletta bianca, un cappello di lana nero con scritto "barcelona". Un fisico esile e consumato, forse dall'alcool, forse dalla malattia. È comparso qualche settimana fa sotto casa, intento a fare il vago quando i nostri sguardi si sono incrociati...ha posato un phon sul cassonetto dell'organico e ha fatto per riprendere la bici. Gira nel quartiere, in cerca di qualcosa...o di qualcuno? Un pantalone azzurro largo evidenzia le spigolosità degli arti, e lo sguardo perso...ne caratterizza il volto. Ha la barba fatta, però. Mi domando dove vada a finire quando arriva la sera, se venga inghiottito dal buio, o se faccia ritorno in una casa. So che mi fa pena, ed è così brutto questo sentimento. Mi domando se c'è qualcosa che io possa fare senza urtare la sua sensibilità. Forse porgergli un sorriso quando lo vedrò sotto casa, restituendo dignità a un corpo senza vita che vaga in tondo.