venerdì 24 ottobre 2014

Giorno 730

Sono passati due anni. Due anni sono lunghi, o corti, dipende da che parte si guardano. Il tempo ha saputo dilatarsi e accorciarsi a seconda del momento.

Sono giornate molto tristi queste per me, oggi, perché segna la morte di Alberto, domani perché segnerà la nascita nel silenzio. È difficile far capire a chi mi conosce quanto sia importante questo figlio...ora che c'è Damiano sembra quasi scontato il dover essere felice e non pensare, né tanto meno parlare di chi non c'è più. Eppure sento il dovere morale di parlarne.

Essere madre dopo una perdita amplifica il dolore. Prima non sapevo cosa fosse e volesse dire essere madre, se non a livello teorico...ora è diverso. Lo avevo già detto in un altro post... In sostanza ora comprendo ciò che mi è stato negato.

In ogni caso oggi è il giorno 730. Quanti gradini...quante lacrime che ancora non accennano a fermarsi. Non ho fatto  altro, come lo scorso anno, che rivivere nella mente i gesti e le parole di quel maledetto giorno...non so per quale motivo la mente abbia necessità di farlo, ma sembra voler proibirmi di scordare. Ho cercato di non pensare, giocando con damy, lavorando...ma lui era lì. Il ricordo del mio bellissimo bimbo moro.

Ho baciato damy sul naso e sulla fronte, come feci con Alby ed ho immaginato di farlo a lui.

È difficile da spiegare quale e quanto sia il mio bisogno ora.

Sento che mancano tanti, troppi pezzi alla mia vita e al mio cuore per tornare ad essere felice. Ma sento il dovere di provarci, sia per damy, sia per me e per chi mi è accanto.

Non credo che scriverò più qui. Non ha senso, non lo ha già da un po'. Ma dovevo chiudere il cerchio e lo faccio ora.

In questi due anni si sono rafforzate e instaurate molte amicizie, se ne sono perse altre, ho saputo cogliere l'importanza delle piccole cose e ripartire da quelle, ho scoperto che l'amore può davvero cambiare il modo di vivere illuminando la strada da percorrere. Nell'amore mi sono persa, e in esso ho saputo ritrovarmi.

In questi due anni ho imparato ad essere madre, dalla negazione alla consapevolezza.

"Il dolore si trasforma in forza, la forza in amore, e quante cose può fare l'amore..."

Questo è quanto dicevo molti giorni fa, questo è quello che continuo a ripetermi.

Grazie a chi non mi ha mai lasciato, grazie Alby per la persona che mi hai fatto diventare.

2 anni tra cielo e terra con te nel cuore.








lunedì 29 settembre 2014

Felicità

L'ho detto e ridetto mille volte. La felicità è un istante, un momento, un attimo. Non esiste la felicità perpetua (almeno secondo me). E per quell'attimo di felicità cosa non si darebbe.

Quello che resta è la serenità, la consapevolezza o la malinconia.

Aprendo fb oggi ho letto una frase molto bella di Trilussa (che amo molto)

C'è un' Ape che se posa su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va... Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.

Ecco, credo che la rappresenti in toto.

Si avvicina ottobre, e sento salire dentro un misto di emozioni che non mi fanno stare bene. Sono in eterna ricerca di attimi di felicità, di ricordi felici e sereni, di aspettative che profumano di buono.
Per assaporarla, però, è necessario vivere senza aspettarla...che poi quella arriva quando meno te lo aspetti. 

Il mio mondo onirico mi rivela come sto...così sto continuando a sognare di ansia, di trasalimenti. Ho sognato che raccontavo (forse a me stessa) della morte di papà, delle ore, dell'angoscia...in maniera vivida e articolata. E (mi) dicevo: Sto elaborando, ne parlo per elaborare. 

Successivamente ho risognato Alby, l'ultima volta era un anno fa ed era nella bara in decomposizione...oggi, invece, era vivo e vegeto e accanto a Damy...e gli dicevo che era bello e che non assomigliava molto al fratello. 

Insomma, qui si procede  a tentoni...piano, in salita, in discesa, di corsa, oppure ci si ferma. 

Il tipo strambo di Yoga mi aveva detto una cosa che però condivido, il passato è dolore e sofferenza, il futuro è ansia, vivere il presente, sempre. 

Così, con il sole di settembre, con il cielo azzurro e con l'aria frizzante, mentre portavo a spasso il mio barattolo pelato e al quale sta spuntando il primo dente (un canino...figlio strano), ho assaporato l'attimo di felicità al quale aggrapparmi per non ricadere nel passato. Come un'ape... 

Il problema è che poi torna la notte...e il buio porta con sé strane sensazioni. Forse come un'ape bisognerebbe solo chiudere gli occhi e dormire, che domani, chissà, potrebbe tornare la felicità.
 


 

venerdì 12 settembre 2014

Foto

Gliele avevo chieste io. Sapevo che erano nel suo cellulare...foto fatte anni fa, sulla neve, al terminillo, foto con mamma e papà.
Di solito le faccio io le foto, così capita che non ci sono mai...quel giorno le avevo detto: "Mi fai una foto con mamma e papà?".

Stefania le ha ritrovate e me le ha date. Una cartellina con tante foto...dal 2007 al 2012. Io e lei che facciamo le cretine con facce buffe, i miei 31 anni...le foto sulla neve, il nostro corso di sci da fondo iniziato e mai terminato causa maltempo. E quella foto che sapevo di avere.

Mamma, papà al centro ed io. E io sorrido. Una foto, una delle poche che ho, in cui sto anche bene.

E quindi... niente. Una stretta al cuore, soprattutto guardando quelle del 2012, del mio compleanno, in cui taglio la torta che mi feci, quella con le farfalle, ed ho papà accanto, che ride, che mi guarda mentre la taglio... Ed ho fatto un balzo indietro...sono capitolata.

Succedeva spesso nel 2013, che stavo bene e poi improvvisamente stavo male.

E ieri ho rivissuto tutto, e districarsi dalle trame del passato può fare davvero male.

Ogni volta che vengo a trovare mamma continuo ad entrare nel suo studio e a immaginarmelo, lì sulla scrivania o davanti al computer, mentre ascolta canzoni anni 60 su Spotify, o De andrè e gaber.

La verità è che questo vuoto è difficile da colmare, la sua assenza è evidente e tangibile. Per quanto io cerchi di andare oltre sono pesantemente bloccata.

La verità è che i ricordi spesso non bastano e a volte fanno male. Forse sarebbe meglio non averne.
Più ami e più soffrirai.

 



mercoledì 30 luglio 2014

Vita nuova

Si dice spesso che qualcosa di nuovo implichi una vita nuova... una mia cara amica ha cambiato casa, e ci siamo dette "casa nuova, vita nuova", come se davvero le cose potessero cambiare radicalmente. Forse è proprio così. Si cambia il modo di vivere e quindi ci si adatta e si ricostruisce una quotidianità, una routine diversa. Che sia svegliarsi in una stanza diversa, o semplicemente comprare un mobile nuovo, si tratta sempre di input da cui ripartire.

In sostanza non facciamo che mutare nel tempo, distruggendoci e ricostruendoci, oppure semplicemente limando degli spigoli per cambiare prospettiva. In ogni caso non facciamo che mutare, con il tempo e le stagioni, e come il tempo e le stagioni siamo piuttosto "variabili".

Io sono diventata una "piagnona" più di prima, solo che mi commuovo a scoppio ritardato. Mi commuovo "pensando" al tratto di strada percorsa per arrivare...che sia l'immagine della mia amica che guarda con speranza dalla finestra della sua casa nuova, o quella della mia seconda nipotina, Margherita, nata due giorni fa. Un fagottino pieno di capelli neri che riposa beata nel lettino dell'ospedale.

Ho pianto oggi. Non ho pianto quando l'ho vista...ma oggi. Perché guardare un neonato che dorme è un rilassante naturale...e solo oggi ho "realizzato" il suo arrivo. Non sono normale... o forse ho solo dei tempi di reazione "dilatati". Fatto sta che è proprio bella. E l'idea di questa famiglia che si è allargata, che tanto ha desiderato il suo arrivo... mi ha commosso. 

In ospedale a dire la verità ero un pochino tesa...ovviamente detesto quel posto. L'attesa nell'atrio davanti alle sale operatorie mi ha riportato indietro. Soprattutto Andrea che mi ha confessato di non voler tornare lì davanti...perché si ricorda le mie urla...quando mi dissero di Alby. Non me lo aveva mai detto. La sua confessione è stata una lama. Nemmeno l'arrivo di Damiano ha calmato il suo animo, era tesissimo anche quel giorno. Poi l'incontro con una tizia (infermiera? bho) che mi ha cominciato a tartassare di domande vedendo Damiano..."allora adesso fanne un altro eh", "uno solo non basta"..."guardi che ne ho due e per ora basta così", "ah, ne hai hai un altro? non avevo capito", "sì, ma non c'è più", sguardo attonito e sbigottito...e via a ripartire con la spiegazione... e lei sempre più in difficoltà che fa il classico scivolone..."ah, ho capito, mi ricordo di te, sei quella che urlava di sera...sì, mi ricordo, tuo marito era quello che girava qui come un fantasma".  Grazie signora cara, ora può anche andare a sbrigare qualche faccenda inutile per la quale sarà stata assunta, che so, svuotare padelle.

Nella stessa giornata sono venute a galla immagini del mio uomo che non sapevo... e pensare alla sua sofferenza mi fa male. Per fortuna Damiano fa tornare il sereno... con i suoi sorrisi e i suoi progressi. 

Parlavamo di vita nuova...non voglio andare fuori tema.

Nella mia vita nuova sono una piagnona (più di prima). Guardo dormire il mio bimbo e gli dico che è bellissimo e che l'ho aspettato tanto, guardo il mio uomo e capisco che senza di lui sarei davvero persa, guardo la mia amica e sono certa che presto la sua vita si riempirà delle gioie che merita, guardo Margherita con i vestitini rosa e i capelli pettinati e penso all'emozione di Eleonora quando l'ha abbracciata per la prima volta (e al fatto che sia fissata con questo rosa...:-)).

Nella mia vita nuova penso a Maria Vittoria che ha una sorellina con cui parlare e che da grande sarà un sostegno nella vita, penso a Gianluca che è uscito dalla sala parto con un sorriso emozionato e che la prima cosa che ha fatto è stato abbracciare e baciare la primogenita, penso ad Andrea che la prossima settimana compirà 40 anni e che è meraviglioso con Damy.

Nella mia vita nuova c'è posto ancora per tante cose, persone ed emozioni.

Se è vero che "sorridi e la vita ti sorride" è anche vero che l'amore si moltiplica... 

Benvenuta Margherita, benvenuta vita nuova.

Che sia amore e gioia quello che ti accompagnerà per sempre.



venerdì 18 luglio 2014

L'uomo con il cappello barcelona

Avrà sui sessant'anni, o forse di più... Va in giro con una bicicletta bianca, un cappello di lana nero con scritto "barcelona". Un fisico esile e consumato, forse dall'alcool, forse dalla malattia. È comparso qualche settimana fa sotto casa, intento a fare il vago quando i nostri sguardi si sono incrociati...ha posato un phon sul cassonetto dell'organico e ha fatto per riprendere la bici. Gira nel quartiere, in cerca di qualcosa...o di qualcuno? Un pantalone azzurro largo evidenzia le spigolosità degli arti, e lo sguardo perso...ne caratterizza il volto. Ha la barba fatta, però. Mi domando dove vada a finire quando arriva la sera, se venga inghiottito dal buio, o se faccia ritorno in una casa. So che mi fa pena, ed è così brutto questo sentimento. Mi domando se c'è qualcosa che io possa fare senza urtare la sua sensibilità. Forse porgergli un sorriso quando lo vedrò sotto casa, restituendo dignità a un corpo senza vita che vaga in tondo.

lunedì 30 giugno 2014

Donnette

Come vorrei poter essere serena come le donnette. Per donnette intendo quelle persone appartenenti al genere femminile, età compresa tra 25 e 60 anni, interessate alla chiacchera da bar e ai doppisensi. Solitamente persone allegre, educate, attente all'aspetto fisico, e sciocche. Semplicemente persone sciocche.

Donne che a volte lavorano ma che amano occuparsi delle faccende "da donne" (appunto), per cui è importante decidere cosa fare a pranzo e cena, avere armadi perfetti con abiti disposti ad effetto cromoterapia. I colori chiari prima e poi quelli scuri (che producono ansia).   A meno che non dispongano di colf al seguito...allora sono donnette doppiamente fortunate perché allegre e benestanti. Donne che fanno discorsi da donne e che non osano intromettersi in quelli che fanno i mariti (chiaramente relegati nel gruppo maschietti e guai a mischiarsi).

Le donnette sono felici. Sono lo stereotipo del detto "Gente allegra il ciel l'aiuta".

Immagino che ognuno di voi ne conosca qualcuna, a me mettono allegria e un po' le invidio.

Non ho armadi in ordine, non so mai cosa fare a pranzo e a cena, odio i discorsi da femmine...
e infatti sono sempre arrabbiata.

Ieri mi hanno dato della maleducata. Aveva ragione il tizio con cane e figlia al seguito che me lo ha fatto notare..avevo appena imprecato, stile scaricatore da porto, contro una "donnetta bionda" incapace di guidare e decidere dove parcheggiare...avevo il finestrino aperto... gli ho risposto che "sì, sono una cafona". Damy dormiva dietro...e mi sono vergognata così tanto che sono tornata a casa, dimenticandomi di dove fossi diretta.

Mi sono guardata di nuovo dall'esterno e ho avuto paura per Damy...che educazione posso impartirgli se sono spesso arrabbiata e se utilizzo un linguaggio spesso poco oxfordiano?

Così ho fatto un fioretto...ma già l'ho infranto... però voglio provarci...almeno ad essere meno irosa, più paziente.  Meno scaricatore e più donnetta. Magari riuscirò anche a decidere cosa fare per cena, evitando di ordinare la solita pizza a domicilio...

domenica 8 giugno 2014

Come farfalla

L'altro giorno ho visto una crisalide vuota... Qualcosa di meraviglioso sarà uscito da lì. Ma prima di diventare farfalla sarà stato viscido e brutto. La frase storica dice "ciò che per il bruco è la fine del mondo in realtà è una bellissima farfalla".

Metto le mani avanti, non mi sento bella come una farfalla, ma sento di aver asciugato le ali come una farfalla e di librarmi in volo come farebbe lei dopo essere uscita da una crisalide.

La mia nuova vita procede velocemente, è vero che i bambini assorbono tutte le energie che hai, ma è anche vero che cambiano le prospettive, le priorità, e che sono belli. Stancanti ma bellissimi. Il mio non so dire se sia bello, a volte lo vedo come un capolavoro, altre (e solitamente quando incontro qualcuno che vuole vederlo) è brutto. Povero Damy... non sono certo una "mamma standard", una di quelle che vede il proprio figlio come il più bello del mondo...io no, anzi, gli trovo 1000 difetti, come li trovo a me stessa. Ma lo amo tanto, forse come amo anche me stessa, ora.

Damy ha compiuto 3 mesi e i progressi da quando era nello stato "larvale" sono molteplici, dalle risate (ancora non rumorose), al vederlo afferrare gli oggetti, a sentirlo "chiaccherare". E poi guardarlo dormire...quanto sono rilassanti e belli i bimbi che dormono... Insomma è una meravigliosa rinascita...

Dalla morte di Alberto non avevo più discusso con Andrea, ora invece si discute molto...dicono che sia normale. Sicuramente la mia scarsa pazienza e stanchezza non giovano...ma sono certa che supereremo anche questi screzi.

Di bello questo mese c'è stato l'incontro con le Mamme di Novembre, ne ho incontrate quasi 40... è stato molto emozionante e ha rafforzato l'idea che avevo di questo gruppo di amiche... il virtuale non esiste proprio. C'erano anche i bimbi di novembre...e Andrea guardandoli mi ha detto "Alberto sarebbe come loro, vero?" "Già...". Parole interrotte lì, mentre vedevamo questi bimbi correre e Damy dormire beato nel carrozzino.

Di Alberto non se ne parla più... e a me fa male. Spesso mentre accarezzo Damy penso a lui...mi dico che sarebbero in due. Probabilmente in molti penseranno che ora ho Damy e che quindi il passato sia stato coperto. Ma per una madre...un figlio non si dimentica. E io non posso e non voglio. La gravidanza di Damiano è stata davvero difficile...psicologicamente ero a terra, ed era un continuo negare o spiegare, perché alla domanda "è il primo figlio?", dovevo decidere cosa rispondere...e ancora oggi quando me lo chiedono devo decidere quale risposta dare. Se dire una bugia e chiuderla lì o se dire la verità e  sentirmi guardare ancora con quegli occhi di chi prova pena.

Ho riletto qualche cosa di questo lungo anno e mezzo...e ho provato anche io pena per me stessa. Per la forza che ho saputo tirare fuori arrabbiandomi con il mondo intero, urlando il dolore, facendo a pezzi attimi di vita passata... La voglia di rinascere nonostante il dolore. La rabbia... quanta rabbia. Verso tutti e tutto. E la voglia e la pretesa di essere nel giusto.

A distanza di tempo mi rendo conto di aver fatto degli sbagli  dettati dall'impulso. Ho agito come si comportano gli anziani malati. Da egoista lagnosa. Ma "solo gli stupidi non cambiano mai idea". Non posso ricucire rapporti perduti, forse non sarebbe nemmeno possibile,o forse è giusto averli persi,  ma posso ricordarmi di come ero e non tornare ad essere così. Posso spiegare le ali e volare lontano da quel che ero, lontano dal dolore che ho sentito e che avverto ancora leggendo di me.

Però la mia crisalide la lascio da una parte, perché per poter raggiungere una méta, devi ricordarti da dove sei partito...
 

martedì 13 maggio 2014

Che ne sarà di noi...

Rubo il titolo dal noto film. Lo rubo e lo calzo, perché me lo domando spesso... Cosa sarà di noi? E non dico nel senso fisico, ma in generale.

Attorno vedo vite sfiorire, ammalarsi, piangere, gioire anche, ma soprattutto le vedo mutare.

Ed è cambiata così tanto la mia vita che del passato mi porto dietro solo alcuni piloni fondamentali, ma la struttura, il contorno, quella ha subito danni ingenti tanto da averla ricostruita. Anche alcune fondamenta sono andate perdute ma tutto sommato c'è un nuovo equilibrio.

Non possiamo decidere nulla a tavolino, perché poi arriva sempre qualcosa o qualcuno a cambiare la posta in gioco. Per usare un paragone matematico c'è sempre un epsilon piccolo a piacere e appartenente ai reali... A fare la differenza.

Ieri mia sorella è stata ricoverata, si è frantumata il malleolo e dovrà essere operata,  venerdì scorso è morta la nonna di Andrea, ronnie ha ricominciato a snobbare il cibo e temo che abbia una ricaduta, con gli amici ci si vede di meno, colpa mia che spesso cedo ai riposini serali per recuperare ore di sonno. Ho lui che mi fissa e dopo un po' mi regala sorrisi sbavosi...e tutto torna sereno.

Ma a volte ho anche lui che piange e la testa mi sembra stia per scoppiare, e tutto sembra impossibile.

Vivo nell'eterna fobia del dolore dietro l'angolo, perché quello non ti avvisa, a un certo punto arriva e ti colpisce e continuo a pensare "che ne sarà di noi?".

In settimana ho avuto modo di ripercorrere strade del passato e le ho ricordate con enorme nostalgia, il periodo del "tutto è possibile" o forse solo dell'infanzia, quando ad attutire i colpi della vita c'erano mamme e papà e la realtà veniva filtrata.

Oggi mia madre mi ha detto che spera che Damy possa sorridere sempre, e mi ha detto di non mostrarmi mai triste davanti a lui, che non va bene. Ed ecco che ho capito che la vita era sicuramente triste anche quando ero piccola, ma i miei genitori sono stati talmente bravi da non farmi sentire alcuno spigolo della realtà che vivevamo. Mi domando se abbiano fatto bene davvero. Perché poi, una volta intrapresa la mia vita fuori dal nido non è che sia stato facile accettare le doccia fredde che copiose sono arrivare a destarmi dal sonno beato.a

Un anno fa ho sentito la voce di mio padre per l'ultima volta. Temo anche di poterla scordare... Cerco di visualizzarlo mentre mi parla, mentre gesticola e mi spiega qualsiasi cosa con quel fare da Professore che aveva oramai insito anche fuori dal ruolo lavorativo. Che ne sarà di quanto abbiamo vissuto? Cosa  accadrà ad ognuno di noi? Vale davvero la pena continuare a mantenere vive alcune abitudini? O è il caso di cambiare anche queste?

Quante nuove persone arriveranno a popolare i nostri giorni e quante ci lasceranno? E quando tireremo le somme... Come saranno? Positive? O no?
Forse ci sarà solo un epsilon piccolo a piacere ed appartenente ai reali a rendere la somma positiva, o forse basterà un piccolo sorriso sbavoso a farci perdere il conto e costringerci a pensarci un'altra volta.

Passano i giorni, le stagioni, è passato un anno da quando il tuo sguardo è diventato opaco, ma penso a te ogni giorno, e non posso fare a meno di pensarti insieme ai miei figli, so che quando il suo sorriso è rivolto verso qualcosa che non capisco, sta sorridendo a te. Non ci sono epsilon che tengano.


lunedì 5 maggio 2014

ricorrenze

Sto bene. Sono sopravvissuta ai primi 40 giorni. Devo dire che è vero quel che si dice...superati questi la vita si semplifica, o quanto meno ci si plasma ed adatta ai nuovi ritmi.

Damy cresce e constatare la sua "lievitazione" è una delle soddisfazioni maggiori, specie perché per allattare mi sono impegnata tanto... alcuni giorni li ho passati in lacrime perché mi sentivo incapace, e tutto sembrava difficilissimo, tra tiralatte, poppate ogni 3 X 2, il sonno, il fastidio per la ferita del cesareo... ma ce l'ho fatta, ed ora guardarlo mentre fa i primi sorrisoni senza denti mi riempie il cuore di gioia.

Pedro continua a strapparsi il pelo, ed ogni carezza per Damiano deve essere seguita da una per lui che mi sta appiccicato come una cozza, Ronnie anche si è ripreso ha ricominciato a mangiare come un maiale...fin qui sembra tutto tranquillo.

Sembra..perché ovviamente non lo è, oramai lo sappiamo come funziona, no? La nonna di Andrea sta molto male... "questioni di giorni" dicono. E a me si spezza il cuore...ancora. Ok è anziana ma non per questo è facile accettare la solita "sorella morte", specie se arriva con calma portandosi dietro l'anima prescelta fra dolore e sofferenza.

Vedere lo spirito di questa donna spegnersi, dietro ad occhi che perdono di luminosità... mi fa pensare che la morte come arriva arriva...è brutta sempre. Che sia un istante come è accaduto per papà, che siano giorni come ora.

E quindi il detto "la vita toglie, la vita dà" ancora una volta si è dimostrato veritiero.

Ieri, di un anno fa, vedevo per l'ultima volta mio padre sorridente. La mania per le ricorrenze continua a perseguitarmi... ed io continuo a non accettare la sua perdita, non ci riesco proprio. Tanto che mi sono spinta "oltre" contattando una persona che "parla con le anime"...  Se una cosa ti fa stare bene e ti dona serenità, a patto che non ferisca nessuno, falla. Ed io l'ho fatto.

E ci credo. I segni in cui ho sempre creduto, che mi hanno permesso di superare (avrò superato? o sono davvero da internare questa volta?) le difficoltà continuano ad indicarmi la strada... ed io li seguo.

Però la sua perdita fa ancora tanto male... è quasi un anno... e sembra ieri... ho ancora la sua voce nelle orecchie...e tanta paura di scordarla.

Un anno fa andavo a Genova, tornavo, scoprivo di essere incinta, lo perdevo, e perdevo papà. Un vortice nero in cui cadere. Poi la luce piccola della speranza...poi la vita.

Poi lui. La mia nuova vita, la mia rinascita. Ed ora ancora uno strappo. Ma sono pronta a viverlo, non bisogna avere paura del dolore, bisogna viverlo. Non esisterebbero i giorni belli se non si conoscessero quelli brutti... è così davvero.

Il 15 maggio sarà un anno dalla morte di papà, e il 15 maggio Damy farà il suo primo vaccino...coincidenze? O un segno, l'ennesimo, che non saremo da soli...

Fuori c'è il sole... ed ho tanta voglia di scaldarmi di nuovo.




mercoledì 2 aprile 2014

Il dopo

Il dopo è una storia come tante. Quello che rende la mia storia meno "canonica" è sicuramente il prima, ma oramai è storia passata, storia scritta, resta la cicatrice nel cuore.

Ringrazio per i messaggi di gioia ricevuti, e mi scuso per non aver voluto condividere la gravidanza... In realtà non l'ho condivisa con nessuno, l'ho negata e protetta fino alla fine... Una volta avuto tra le braccia Damy, ho realizzato di essere giunta oltre il buio... Ho lasciato cadere le tensioni e le paure...per viverne di nuove, di più ovvie.

So cosa voglia dire di aspettare un figlio quando fino a poco prima hai "tribolato" per averlo, ti senti inadeguata nei confronti di chi sta soffrendo per coronare questo sogno... E sai che se anche saranno felici per te, da un lato ti odieranno, odieranno la situazione in generale...perché le porterà a dire "perché io no?". Lo so.  E per questo ho taciuto, e averlo finalmente detto mi ha fatto stare male da un lato e liberato dall'altro.

Sono state giornate lunghe, strane, nuove. Il senso di inadeguatezza ha prevalso spesso, così come la paura di non farcela...ma io sono quella del "giorno dopo giorno" e così ci siamo conosciuti, e ci amiamo... Giorno dopo giorno, tra le paranoie del latte, dei pianti da decifrare, degli occhi stanchi quando ti guardi allo specchio, della gioia di abbracciare i vestitini che un anno fa tiravo fuori dall'armadio e abbracciavo piangendo...ora c'è damy dentro. Ora c'è vita, ora è vita nuova per me.

Non faccio che dirmi..."un anno fa piangevo".

Improvvisamente mi trovo a gestire una realtà sognata e desiderata e a volte mi sembra...troppo. Quasi che non meriti tutto questo. L'arrivo di Damy ha portato Pedro a strapparsi ancora più pelo, ronnie ha trascorso 10 gg dal veterinario per una pancreatite... Con la gioia arrivano sempre anche i dispiaceri e chissà perché non mi meraviglio più... Comunque ora abbiamo ritrovato un equilibrio, nel letto ora dormiamo in cinque...

Tutte le mie convinzioni ed idee sono crollate miseramente.... Lo sto viziando. Ma penso che  questo bimbo debba essere amato il doppio...so che Alby è accanto a lui.

Io credo che il dolore faccia parte della vita, che tutto avvenga per un motivo e anche se difficile da accettare, essenziale per evolvere.

Insomma, alla fine il sole torna. Ed io spero che arrivi per tutti, perché la pioggia serve ma non per sempre!



Ad altiora et maiora






sabato 8 marzo 2014

Rinascere

Rinascere, tornare alla vita.

Sono rinata il 27 febbraio, alle 18:12. Quando ho visto il viso urlante di Damiano, il fratellino di Alby. La prima cosa che ho detto piangendo, è stato "è vivo".

Sono rinata in silenzio, in questi mesi. Ho scoperto di essere incinta al ritorno dal mare, a luglio, oggi, 8 marzo, a distanza di due anni esatti dalla scoperta della gravidanza di Alby, faccio outing e metto nero su bianco quanto vissuto.

Rinascere non è semplice. Ho vissuto mesi in apnea, nel terrore che qualcosa andasse storto, che la scena si ripetesse, nella paura che altro dolore si sommasse a quello che indossavo. Perché quando sei costretta a soffrire tanto non ti sembra nemmeno possibile pensare di tornare ad essere felice. È una condizione che non ti appartiene più e che credi non possa tornare. Questa gravidanza è stata un dono di mio padre visto che la data presunta di nascita era il 19 marzo, festa del papà.

Così ho vissuto nell'angoscia di perderlo i primi 3 mesi, e poi che avesse dei problemi e poi.. e poi... dovevo arrivare alla 37 + 3 e superarla per sentirmi "sicura", ma ci si può sentire sicuri dopo aver perso un figlio a termine? No. Ma non ci sono arrivata a 37 e 3, Damy è nato a 37 + 1, con un parto cesareo perché stavo per entrare in travaglio e quello che volevo evitare era di rivivere il parto di Alby, così si è scelto per un cesareo. Era stato programmato per il 28 e invece è nato prima perché le contrazioni sono iniziate e poi perché Damy aveva il battito accelerato. Sono stata riportata nella stanza dei "9 pannelli", ma ho chiesto di essere messa su un letto diverso, così come i monitoraggi, li ho fatti su una poltrona diversa... perché poi si diventa scaramantici.

Con Andrea la mattina del 27 ci siamo guardati e la paura di rivivere tutto ci ha assaliti.

Rinascere non è semplice per nulla. È forse il momento più difficile di tutto il cammino, perché non vivi di speranza o di ricordi, ma di presente e il presente unito al futuro fa paura. 
In più la mancanza di mio padre è stata, ed è tutt'ora, molto forte per cui ho vissuto una gravidanza nell'angoscia e nell'elaborazione di un lutto ancora difficile da accettare. Il povero Damy si è sorbito pianti a go-go.

Ed ora siamo qui. Siamo in tre. Anzi in 5, con i gatti. E tutto si è fermato. L'agitazione, il dolore, il buio. Tutto svanito. Ora è oasi di pace e di incredulità. Ora è realtà. Diversa da quella che volevo, priva di tante persone importanti, priva di immagini che avevo fantasticato, ma c'è.

Accettare di aver attraversato l'inferno, di essere ancora in piedi e di tornare a sorridere negli occhi di un bimbo che ti osserva.

Rinascere è cosa ardua.    Improvvisamente sento di aver fatto cadere l'armatura che indossavo, sento di essere leggera e dolorante, sento la responsabilità di una vita da crescere, e la vita che avanza senza sosta, consapevole di quello che il futuro porterà con sé.

Non so che fine farà questo blog, il vecchio l'ho chiuso quando il ricordo di Alby si è fatto dolore sordo, perché restasse mio e protetto. Questo non so. Ho cominciato a scrivere per non morire, ora devo vivere e forse devo farlo lontano da qui, nella vita vera. O forse no. Non lo so.


So che rinascere è stato difficile, sono morta e risorta nello spirito. Sono una persona nuova, non sono più ciò che ero, sono altro.

La vita è capace di toglierci e di darci allo stesso tempo, bisogna valutare i segni che arrivano, afferrare il bello di ciò che abbiamo pur restando consapevoli che nulla è dovuto, ma che tutto è dono.

Il mio dono ha con sé i geni della mia famiglia e di quella di Andrea, ha tratti somatici che ricordano Alby, papà, Andrea e me. È uno specchio in cui osservarsi e in cui vedere il futuro.  Sono occhi sorridenti e manine piccole pronte ad afferrare il mondo. Il mio dono è l'amore che l'ha portato a noi.

La mia vita è riflessa in quella di Damiano che affronterà il mondo. Rinascere è difficile, ma respirare aria  fresca, aria di vita, ti ripaga di tutte le cadute rovinose che hai fatto.

Sono rinata. Sono viva.




martedì 18 febbraio 2014

Tra torbidi pensieri

Pensavo questa mattina... e se mi fossi comportata diversamente?

Quanto ho peccato di alterigia, quanto sono stata scostante, antipatica e paranoica?
Forse ho permesso davvero al dolore di allontanare le persone, forse sono stata solo io a farlo. Forse, loro, le persone, gli altri insomma, si sono comportati come sempre ed io ho dato ai loro atteggiamenti pesi diversi.

Sì, credo che per alcuni sia andato così. Per altre persone no.

Forse ho sbagliato io. O forse ho solo salvaguardato quel poco di sano che era rimasto ad annaspare nelle lacrime.

Il risultato è quello che vedo. Quello tangibile che resta.

Non che sia un risultato amaro, no, però ci penso ad alcune di queste persone...mi domando come stiano, cosa fanno, cosa pensano... ma loro no, per cui tanto vale lasciarle nell'oblìo.

La verità è che quando stiamo male vorremmo che il resto del mondo riuscisse a guardare  con i nostri  occhi, a pensare come noi.
Quando stai male ti chiudi a riccio. Perché sai già che nessuno potrà capirti davvero in fondo, e tutto quello che è oltre te stessa è futile, è superfluo. E forse è qui l'errore, il non accettare gli atteggiamenti degli altri ma pensarla in maniera univoca.

Papà me lo diceva sempre...che non era facile nemmeno per gli altri, che dovevo avere pazienza. Ed io non ne ho, non ne ho mai avuta. Chissà ora che direbbe, forse risolverebbe con un "Ma che t'importa!", sì, forse direbbe così.

Allora provo a non interessarmi, ad andare oltre ancora una volta. Che poi sia stata una conseguenza del mio atteggiamento, cosa importa? Certi legami si sono incrinati o rotti definitivamente, e le cose "aggiustate" non vanno mai bene.

Tutto questo perché mi è capitato di incontrare persone che improvvisamente diventano di ghiaccio vedendomi e non sanno cosa dire, se non balbettare qualcosa  cercando di rendere l'incontro il più breve possibile.

Forse io sono ancora quella di prima sotto la scorza che indosso. Forse sono solo la scorza. O forse sono così diversa che fatico a ritrovarmi.

Nei pensieri di questa mattina, però, ho riscoperto emozioni sopite, ed è stato bellissimo ritrovarmi e crogiolarmi per un po' in queste.

Forse sono oltre la scorza. Aspetto la primavera.

venerdì 14 febbraio 2014

certi giorni

certi giorni non passano mai. Si impigliano, li trascino oltre la notte.

"È normale", dicono.

Anche se credi di stare meglio, certi giorni sei proprio a terra. Quasi a sentirti in colpa perché ci sei, perché continui a vivere.

Certi giorni la mancanza di Alby e di papà mi annienta... e il solito pianto liberatorio non aiuta, solo dopo una notte o due sto meglio. Come se si concentrasse la tristezza tutta in un giorno e sia necessario farla defluire piano piano.


Certi giorni mi ritrovo spenta a fissare angoli di casa, a volte mi sembra di sentire la voce di mio padre, a chiamarlo anche. Certi giorni sono semplicemente dei giorni "no", quelli che Andrea oramai individua subito.

Certi altri sono più leggeri, altri giorni il tempo scivola veloce.

Questa settimana è stato il mio compleanno, mi sono mancati tanto gli auguri di papà, quella telefonata della mattina... ma non ci si può fare nulla. È un dato di fatto. È così. Prima o poi sarebbe accaduto, prima o poi le tradizioni, le abitudini, cambiano. E bisogna solo accettarlo, crearne di nuove.

I lavori in casa continuano, la mia pazienza è terminata, sono psicologicamente tesa, nervosa e pensierosa.

Certi giorni è difficile anche pensare...figurarsi parlare.


lunedì 3 febbraio 2014

Lavori

Abbiamo deciso di rifare i bagni. Non c'è un motivo particolare per averlo fatto, semplicemente erano quelli messi da capitolato, più di 10 anni fa (minchia, già più di 10 anni fa...ancora me lo ricordo quando li scegliemmo) e ci hanno stancato.

E poi ho lo sciaquone esterno, quello con il pomellino argentato che avevo anche a casa dei miei quando ero piccola. Vuoi mettere lo sciacquone incassato? quello con il pulsante per lo scarico veloce e quello per scarichi lunghi? c'è differenza eh...

I buoni propositi sono sempre tanti, troppi. "Che ci vorrà mai?". Tempo una settimana e sarà già tutto a buon punto.

Scegliere le mattonelle, ordinarle, commissionare il lavoro alla ditta.

Arriva la ditta e comincia a trapanarti il cervello con il martello pneumatico. "Che ci vorrà mai? dai, tempo 2-3 giorni e avrenno smantellato tutto".

Polvere bianca impercettibile che inizia a diventare una guiana per le cose che hai in casa, compresi i gatti. Pulire ogni giorno non appena gli operai vanno via... "che ci vorrà mai?, Dai se la levi ogni giorno, alla fine l'avrei tolta tutta" (idiota).

I giorni sono diventati già 7...il cervello continua ad essere trapanato e oggi sto rasentando la follia...

Perché la Legge di Murphy è sempre lì, e tu lo sai. "Che ci vorrà mai?", nulla. Solo un camion di pazienza.

Le mattonelle ordinate si scopre dopo 15 gg che NON sono disponibili, il che ti porta, oltre che a insultare il venditore anche a trovare una soluzione rapidamente... dicono un'altra settimana... ma non ci credo.

Si scopre che i cottimisti (a illo tempore) decisero di attaccare le mattonelle senza fare un intonaco...per cui  bisogna smantellare per bene tutta la colla con il martello pneumatico o anche con un'altra macchina che fa rumore lo stesso... per questo 2-3 giorni non bastano.

"Che ci vorrà mai?"

La polverina bianca continua a scendere... e di corsa metti al riparo tutti i soprammobili (a che cavolo servono poi? Idiota). Almeno spolveri meno cose (furbona).

Pedro è andato fuori di testa. Ora si è strappato il pelo anche su un fianco... e ringhia...e attacca gli operai...

"Che ci vorrà mai?".

Sto perdendo l'udito e la ragione, le mie finanze continuano una discesa in piacchiata,   dovrò provvedere alle cure psichiatriche del mio gatto, dovrò continuare a levare questa terribile polverina bianca...ma vuoi mettere? Tra qualche tempo potrò decidere se mandare via la pipì con lo scarico lento o quello rapido.

Vuoi mettere?








venerdì 31 gennaio 2014

Gente -- Atto secondo

I miei livelli di intolleranza hanno rotto gli argini. Mi domando se ciò non sia dovuto al fatto che forse dallo psicologo ci sarei dovuta andare... perché da qualche parte il malessere  deve uscire, la mente deve necessariamente sbrigliare la matassa dei pensieri e se non la sbrigli bene... ti ritrovi a dover gestire l'ansia in qualche modo. Magari a controllarla con "riti ossessivi compulsivi".

Sono seria, davvero.

Ok, ho la mania dei capelli puliti. Mi faccio la doccia tutti i giorni e mi lavo i capelli tutti i giorni, da quando avevo 12 anni. Per cui sono 22 (quasi 23) anni.
Il che fa effetto. No, non ho i capelli rovinati, non è vera la storia che se te li lavi tutti i giorni si rovinano... chi lo dice è perché vuole placare i sensi di colpa nei confronti del proprio cuoio capelluto che secerne sebo.

Se per caso non posso lavarmi i capelli un giorno divento isterica. Il periodo più lungo è stato quello del ricovero in ospedale... stavo male per tanti motivi, certo, e i capelli erano un problema secondario.

Mi fanno schifo. Mi fa schifo la testa "zozza", inorridisco di fronte al pensiero che il cuscino possa "odorare di testa zozza" e magari lasciare l'alone giallo. Sto per vomitare.

In piscina ci sono tante (troppe) persone che non si lavano i capelli benché se li siano bagnati con l'acqua della vasca...ok, in molti si lavano una volta tornati a casa... ok magari gli fa schifo la doccia della piscina. Ma come puoi rimetterti i vestiti, asciugarti i capelli pieni di cloro e piscio (perché nessuno crede alla storia che se fai la pipì in piscina arriva l'alone rosso a evidenziarlo...e io sono certa che la gente ci faccia la pipì...soprattutto i ragazzini), e sorridendo andare a casa? Io preferirei rotolarmi nel fango piuttosto che dover fare una cosa del genere.

Questa è la mia ossessione numero 1. Da qualche tempo però inizio ad averne un'altra...e la cosa mi sta facendo preoccupare. Provo riluttanza a toccare le mani di sconosciuti (per esempio a dare la pace in chiesa), o a toccare i soldi. Come torno a casa sento il bisogno di lavarmi le mani... evidentemente sto male.

Avevo provato la stessa sensazione quando stavo preparando la tesi, il tizio che mi seguiva era un essere nauseabondo con gli occhi cisposi e la fiatella  e provavo schifo a stargli accanto quando dovevamo lavorare insieme...lo avevo soprannominato "il tasso".  Poi una volta uscita dall'università avevo ripreso a vivere serenamente... ed ora ancora una volta questo senso di malessere... sarà l'ansia? sarà lo stress?

Sto tenendo a bada la mia voglia di comprare quel gel iginizzante per le mani. Ma se mi vedrete estrarlo fuori dalla borsa vorrà dire che avrò perso la mia battaglia contro l'omino del cervello che, impazzendo, sta dando il meglio di sé.

La domanda che mi pongo è: dovevo andare dallo psicologo davvero? O sono deficiente per natura?

Non lo so, ma intanto accarezzarmi i capelli puliti mi fa stare meglio... :-P




venerdì 24 gennaio 2014

Gente

Non sopporto la gente. È oramai un dato di fatto.

Chi mi legge su fb lo sa bene quali e quanti insulti faccia a cadenza settimanale  verso vari tipi di persone che involontariamente (o volontariamente) incontro.

È che io vedo un sacco di gente stupida in giro. E la stupidità non si sopporta...come potresti, poi?
Dico sempre che la stupidità ci ucciderà tutti... mi sento una grande stronza solo per pensare di essere superiore a loro...ma lo sono. E queste certezze vanno evidenziate.

Questo è il risultato della mia modifica interiore? Dell'aver superato tutto quello che ho vissuto? Forse. O forse lo sono sempre stata ed ora, con l'età che avanza, ho accentuato  questo lato del mio carattere.

Sono arrivata anche al punto di fare una lista delle autovetture guidate da cretini. Si sa che chi guida con il cappello è meglio evitarlo, che è come seguire una tartaruga ubriaca, ma quello che non sapete è che anche la macchina fa la differenza. Diffidate delle Panda Bianca. Assolutamente da evitare quelle vecchie (sia di colore bianco, sia di colore verde acqua), sono le peggiori. Sono quelle che si sentono furbette e fanno di tutto per immettersi nella strada prima che tu le raggiunga per poi deliziarti del loro 20 km/h. Purtroppo anche le Panda bianca recenti soffrono del medesimo difetto, specie se sono a metano.

Seguono le Focus, le Matiz, le Agila. Assolutamente incapaci quelli delle Agila verde acido (sarà il verde che porta sfiga...), l'altro giorno un uomo brutto, con tuta acetata al volante, contromano in una strada a senso unico mi ha detto che sono "Imbecille, che cazzo vuoi?" perché mi sono permessa di suonargli visto che stava andando contro mano e mi stava venendo addosso. Sono rimasta calma, gli ho sorriso, mentre lentamente sollevavo il dito medio e con fare scattante l'ho superato mentre faceva manovre assurde in una strada di per sé già scomoda. L'ho lasciato che continuava ad imprecarmi contro... al volante io sono pessima, lo ammetto.

Oltre ai guidatori esiste una lista del genere femminile...nonché quelli che lavorano agli uffici pubblici, che mi fanno girare le scatole subito. All'istante.

Incompetenti che attaccano a lavorare dopo aver preso il caffè con i compagnetti, anche se l'ufficio apre alle 8:30, loro si dedicano allo sportello alle 9:00. Gliene frega poco se te sei lì dalle 8, con calma serafica ti fanno accomodare alle 8:45. Poi vanno a prendere il caffè, e senti che parlano di Berlusconi "oh, ma alla fine se quello c'ha i soRdi potrà spenderli come vole? se vole annà a mignotte, perché no? a me mica mi sta simpatico eh...però tutti che se la prendono con lui".

E tu sei lì seduta su una sedia zozza e solo udire una frase del genere ti fa scattare i nervi. Alla fine alle 9:00 arriva, accende il PC e con quell'alito di caffè (che mi fa vomitare) ti dice che secondo lui quello che devi fare non si può fare. Al che ti alzi e gli comunichi che probabilmente lui non sa come fare perché è giovane e non l'ha mai fatto, di non preoccuparsi, che fai da sola, o quantomeno ti rivolgerai a qualcuno di più competente.

Poi potremmo aprire il capitolo della gente che puzza e non si lava...su questo argomento avrei da dire davvero molto. Ma dato che solo il ricordarmi dell'alitosico al caffè e del burbero dell'agila verde mi ha fatto innervosire... forse è meglio che non aggiunga altro.

Silvia Male-detta  a volte è davvero cattiva. Vero?


 

venerdì 3 gennaio 2014

Anime salve

Non ho grandi propositi per questo nuovo anno... lo ammetto ho talmente tanta paura di dire, fare (baciare, lettera e testamento) che continuo a camminare sulle uova.

Continuo a vivere di attimi, di presente. Il futuro mi spaventa.

Spero solo arrivi la serenità, le giornate che si rincorrono uguali le une alle altre, senza troppe novità. Forse sono arrivate, o forse no...continuo a guardare dentro a un caleidoscopio. Un mix di colori, di forme che cambiano e che ti stupiscono.

Ho letto post tristi,  di sogni infranti, di desideri, di sogni che si stanno realizzando. Ho letto, visto, toccato tante storie, tantissime storie.

Oggi mi sento vestita di questa canzone di Fabrizio. In fin dei conti, io, sono un'anima salva, molte di voi anche.






Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo
che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare

sono state giornate furibonde
senza atti d'amore
senza calma di vento
solo passaggi e passaggi,
passaggi di tempo

ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e NON basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro

i futuri incontri di belle amanti scellerate
saranno scontri saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni
mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia

mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo

ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia