martedì 24 dicembre 2013

Natale...

Un altro natale con un taglio sul cuore. È così. Stasera la vigilia a casa dei miei, anche se dovrei dire solo da mamma... Ma sono certa che papà sarà con noi, è con noi sempre.

Un altro natale senza mio figlio, oggi compirebbe 14 mesi. Un natale triste, che cerco di nascondere nelle pieghe dei sorrisi forzati, per poterci credere davvero che sto meglio.  Mamma si merita serenità, lo stesso quell'anima fragile di mia sorella, che tutti credono forte e che si sta sbriciolando nonostante cerchi di camuffare.

Non ci sarà l'albero dai miei. Mia sorella non se la sente, mia madre non ha mai bramato di farlo. La tradizione prevedeva che si facesse il 24, la prima pallina da mettere era quella di mio padre, l'unica rimasta dalla sua infanzia, una campana di vetro verde. Poi la pallina di mamma, e poi noi, con le nostre palline storiche. Quelle più rovinate, quelle comprate negli anni. La corsa per mettere gli uccellini di vetro, solo uno aveva ancora la coda con le piume...gli altri ne sono privi.

Il presepe con le statuine e gli animaletti, ogni anno si comprava un personaggio nuovo, negli ultimi anni però non ne abbiamo più presi. Il presepe storico, con la capanna di legno fatta da papà. Nulla di tutto questo quest'anno. A casa mia però ho fatto l'albero. Ho l'abitudine di annotare, sulla scatola degli addobbi, per ogni natale passato,  l'anno. Manca il 2012. Ma quest'anno ho preteso che tornasse natale. Domani saremo da me, sono riuscita a fare anche una parvenza di tortellini. Il che è tutto dire.

Sono giornate strane... A me piace ancora il natale, piace l'idea di stare con chi ami forse perché so che oggi ci siamo e domani... Non so cosa darei per rivivere uno di quei natali con i nonni e gli zii. Mi dispiace che in tanti detestino questa festa, che la vedano solo come un obbligo da compiere, una tradizione noiosa e pesante.

Ci saranno nuovi natali, nuove tradizioni. Queste le continueremo a portare avanti, seppure leggermente diverse. Intanto ho preso un piccolo abete vero decorato da portare stasera dai miei.

Buon natale a chi crede, a chi non crede, a chi pensa che sia sfiancante stare con i parenti, a chi sente il bisogno di stringersi attorno al nucleo che resta, a chi è a dieta, a chi ama mangiare, a chi si sente morire, a chi piange, a chi ride, a chi è pieno di speranza e a chi odia tutto e tutti.

A natale non siamo più buoni, siamo solo nudi e soli di fronte a noi stessi. Volenti o nolenti siamo costretti a mettere in fila ricordi, abitudini e tradizioni.

Auguri a chi mi ama, a chi non mi sopporta più, a chi ho perso e a chi ho trovato.

E a chi è restato sempre accanto. Sia esso tangibile o non tangibile.



lunedì 25 novembre 2013

Oltre il virtuale

È successo che molte persone non facciano più parte della mia quotidianiatà.
Ma è successo anche che altre, nuove, profonde, siano entrate nella mia orbita gravitazionale.

Nelle ultime due settimane ho conosciuto alcune persone che mi sono state accanto in questo difficile anno, ho conosciuto realmente il virtuale. E la cosa bella è sentirle vicine come se ci si fosse conosciute da sempre.

Chi sostiene che questo mondo sia solo un riflesso, un abbaglio, qualcosa di fittizio...non  capisce niente.

Quando ero adolescente utilizzavo il "baracchino", internet non c'era ed era divertente parlare con persone lontane km... eredità lasciata da mia sorella che lo utilizzava per parlare con il suo ragazzo (il telefono costava...e non c'erano le offerte di oggi).

In pratica sono passata da "break al canale", "cb jacopa" a "silvia male-detta".

È strano come le cose evolvino restando simili.

Dicevo che ho conosciuto persone fino a ieri virtuali... è stato bello. C'è poco altro da dire.

Aggiungerei questa cosa alle cose belle, alla mia lista delle cose belle. Grazie Anna, Raffaella, Elle.


lunedì 11 novembre 2013

ancora sui sogni

Da sempre sogno quasi tutte le notti. Ho sognato sempre un sacco di cose.

Ma questa notte ho fatto un sogno che non avevo mai fatto e che mi ha spinto a cercarne un'interpretazione. Ho sognato il cadavere di me stessa, anzi ne ho sognati 3.

Con Andrea dovevamo nasconderli, e non sapevamo come fare...una me l'ho messa nella doccia, un'altra sotto al letto, una terza l'ho lasciata in mezzo al bosco. Provavo anche a telefonare al medico per sapere se c'era qualche  "servizio nazionale" di smaltimento cadaveri propri.

Che sogno grottesco! Sembra che sognare il proprio cadavere sia indice di compimento e risoluzione definitiva di una parte del proprio passato. Allora io ho 3 parti del passato che voglio dimenticare, eliminare e che ho ucciso.

Bhe, ci può stare.

Non sento più la necessità di scrivere. Forse perché quando lo faccio è quando sto male e sono triste. Non è che ora io stia bene e felice ma di certo mi sento meglio, più serena e capace di impugnare la mia vita.

L'altro giorno ho riletto qualche post di un anno fa... mi è preso malissimo. Mi domando come sia stato possibile uscire da quel buio... mi viene da farmi i complimenti ogni volta...

Eppure è stato possibile, ogni caduta, ogni lacrima versata, è stato superato tutto. Alcuni problemi di chi mi sta accanto mi sembrano spesso così irrisori... forse è questo il risultato dell'inferno che ho attraversato? Vedere oltre quei "problemi" che "problemi" non sono...e non sono forse un'egoista a pensarlo? Il dolore non si misura è vero... ma certi problemi sono davvero delle cagate pazzesche.

Poco importa, intanto ho visto parti del mio passato morire, ho toccato il mio cadavere e pensato di eliminarlo anche dandolo in pasto ai maiali (splatter).

In un modo o in un altro si riesce a risolvere sempre tutto, a volte basta solo fare una buca profonda, gettarci dentro quello che non ci piace e richiuderla.

giovedì 24 ottobre 2013

sono morta un anno fa e con te... rinasco.

Sono morta un anno fa. Sono morta alle 21 e qualche cosa di un anno fa.

Oggi è un giorno triste, e la mente ripercorre le ore che furono e distrattamente cerca di ingannarmi.

Senza volerlo mi sono vestita di grigio e nero, come un anno fa.
Andrea fa il turno di notte, come avrebbe fatto un anno fa.
I gatti si inseguono correndo sulle scale, come un anno fa, come tutti i giorni dell'anno.

Le ore scorrono e aspetto che arrivi la fine del mese per poter girare il calendario che ho lasciato al 30 settembre.

Sono andata da Alby con Andrea questa mattina, a lasciargli un cero e le margherite. "Avremmo dovuto accendere una candelina, non questo", ho esclamato e copiose le lacrime hanno ricominciato a scendere. Quel viale bagnato dalla pioggia, il nostro camminare abbracciati mi ha mostrato di nuovo la vulnerabilità, la fragilità del mio animo.

Un anno fa sono morta alle 21 e qualche cosa. Da un anno a questa parte mi sono ricostruita, mi sono adattata a una realtà che si è modificata, e che ha continuato a segnarmi lasciandomi un vuoto dietro l'altro. Ma dentro, nel profondo io sono morta.

Ho ricevuto moltissime lettere dopo la pubblicazione della lettera, di mamme a cui è successa la stessa cosa, di parenti che hanno vissuto di riflesso, di medici anche. Poi è stata pubblicata anche su Donna Moderna e anche lì ho ricevuto testimonianze e affetto. Sono arrivati anche inviti a farmi guardare da qualche specialista, sembra che non sia normale piangere e pensare ancora ad Alby, sembra che sia giusto andare oltre nel vero senso della parola, come se questo non mi avesse segnato o fosse contato. Ma le parole di questo tipo mi scivolano addosso.

Il 15 ottobre ho acceso le mie candele, per Alby e tutti i bimbi meteora che ho conosciuto:
Le mie candeline


Molte sono state le candele accese alle 19 (mi scuso se qualche foto manca ma dal cell non riesco a scaricarle). Per un attimo, nel calore di quelle fiammelle ho sentito concretizzarsi tanto amore... La più grande delle mie candele ha brillato per tutta la notte...





































Un'onda di luce sono certa che sia arrivata fino in cielo.

Sono morta un anno fa, su quella poltrona del monitoraggio mentre le ostetriche si affannavano per cercare il tuo cuore... e io avevo capito subito...da quel fruscìo senza vita. Sono morta mentre la mia testa iniziava ad andare sotto shock e il cuore ad urlare. Ti ho sentito per l'ultima volta alle 21 quando hai fatto il tuo ultimo movimento quello che per me era "Eccolo! si è mosso, posso tornare a casa..." e che invece era il tuo sussulto di morte.

Sono morta tra gli abbracci stretti in pianto di Andrea, sono morta quando ti ho abbracciato la mattina dopo, quando ho lasciato che il tuo viso restasse impresso nella memoria, e il tuo peso sul mio cuore. Sono morta quando ho dovuto dire a tutti che "ce la facevo", quando sono tornata a casa e ho messo via tutti i tuoi vestitini, sono morta quando avevo un bisogno fisico e mentale di averti, di cullarti, di amarti come avrei voluto.

Sono morta per le persone che non ce l'hanno fatta a starmi accanto, sono morta insieme a Papà, sono morta ogni volta che mi guardo allo specchio e vedo oltre al mio riflesso.


Eppure, con te rinasco. Rinasco nel tuo ricordo, nella forza che hai saputo darmi, nell'amore che mi hai insegnato. Rinasco nella speranza che si fa spazio dentro di me. Rinasco oltre la paura che altro dolore possa sommarsi a questo, nel coraggio che trovo ogni giorno ad affrontare il mondo.

Non conoscevo l'amore, non conoscevo la disperazione e non conoscevo la vita.

Sono morta un anno fa e oggi, con te, rinasco.
 












sabato 12 ottobre 2013

Quando si riesce a fare divulgazione incosciamente

Ho scritto l'altro ieri il post sui babyloss. Sempre l'altro ieri ho scritto una lettera a Repubblica.it, perché venisse fatta menzione della giornata dei babyloss. Più se ne parla, più si genera consapevolezza.

Questa mattina ricevo una mail da un signore a proposito della lettera. Avevo messo il mio indirizzo mail del lavoro...come faceva a conoscerlo?

Così cerco su Repubblica.it, ma non trovo nulla. Allora combino su Google, Silvia+Repubblica+Compomat e si apre un pdf. Questo.



Su La Repubblica di oggi, accanto a "L'Amaca" di Michele Serra. Hanno tagliato la lettera, l'avevo incentrata sul babyloss e lo hanno solo menzionato alla fine. Ma almeno c'è consapevolezza. E niente non è.


giovedì 10 ottobre 2013

Babyloss


Il 15 ottobre è la giornata mondiale del babyloss, una giornata in cui tutto il globo sarà attraversato da un'onda di luce. La giornata per ricordare al mondo che esistono, e sono esistiti i bimbi meteora, i bimbi come Alby.

In diverse città italiane alle 19 verranno accese delle candele ad illuminare il loro ricordo. Io non parteciperò a uno dei raduni, ma accenderò per il mio amore piccolo un po' di candele, quelle che mi sono state regalate, e quelle che ho comprato... Ovunque voi siate, il 15 ottobre,  accendetene una alle 19. In questo modo anche voi contribuirete a "non scordare". La stessa cosa verrà fatta in tutto il mondo alle 19 locali, così,  per tutto il giorno, la Terra sarà attraversata da un'onda di luce che si propagherà in ogni nazione a seconda del fuso orario.

Mi sembra un gesto carico d'amore. Il 15 ottobre sarà quasi un anno per noi. Io non vedo l'ora che passi questo mese... lo ammetto, non vedo proprio l'ora. Anche se so che una volta passato il 25, ricontinuerò a contare e a pensare "un anno fa..."

Una delle mie amiche incinte ha partorito, siamo andati a trovarla e non ho avuto alcun problema a guardare quel bimbetto...indice del fatto che piano piano ho superato tutte le paure. Non l'ho voluto prendere in braccio, e lei un po' c'è rimasta male, non le ho detto il motivo.

Il fatto è che sento ancora addosso il corpo di mio figlio, ricordo perfettamente il suo peso su di me, quell'unico abbraccio. Ed ho paura di scordarlo, di rimuoverlo prendendo in braccio un altro neonato.
E per questo non sono ancora pronta. 

Forse non ci si abituerà mai a questa condizione di assenza.
Forse ad alcuni sembrerà anche sciocco accendere una candela, ma credo sia da sciocchi pensare che questi bimbi meteora non siano esistiti.







mercoledì 2 ottobre 2013

Sfogliare il passato

Sto portando avanti un lavoro che seguiva papà.

Sfoglio pagine di un libro che aveva imbastito, leggo le date dei file, quelle riportate a penna sulla bozza cartacea. E sento la nostalgia che avanza.

Eppure, Silvia, sei andata oltre. Non ha senso pensare a queste cose, non ha senso rapportare l'oggi a ieri. Pensiamo al domani...

Ma il passato torna improvviso, a farti capitolare. Vorresti smetterla di piangere, ma a volte servono lacrime purificatrici per disinfettare il dolore, a volte serve sfogare tutto quello che stai cercando di placare...e allora le lasci scivolare via.

Il passato torna sempre, forse perché senza di esso non ci sarebbe il presente. Così la visita medica per il lavoro "Ah, bene, l'anno scorso eri incinta di 7 mesi e mezzo.." e te che non sai più che cosa dire, quale parole pronunciare per non sentirtele rimbombare in testa, e le solite frasi di cordoglio. E la maschera da indossare per dire "sto bene, ora". A volte mi sento così stanca. Altre così triste. Altre ancora capace di fare qualsiasi cosa.

Incominciano i primi compleanni, quelli delle mie amiche di Novembre, i prematuri, e poi, piano piano tutti gli altri. Il giorno che è nato Alby sono nati altri bambini. Mi fa effetto vedere come stanno crescendo e inevitabilmente penso a come sarebbe lui, avrebbe cominciato  a gattonare e forse a camminare... e magari avremmo fatto una bella festa, con i nonni.

No, dai, smettila.

Stai sfogliando pagine di una vita che non ci sarà mai più. Premi "mela +Z",  torna indietro, riavvolgi il nastro e smettila di  giocare a "sarebbe bello se".

Ora è altro, te lo ripeti da quasi un anno.

Lasciati vivere, lasciati sorridere. Prendi quello che il passato ti ha dato e fanne tesoro,  avanti, sempre avanti. A forza di dirmelo ci credo. Forse resta solo da guardare a quel passato che si presenta improvviso e farlo attraversare, forse basterebbe solo sfogliare un'altra pagina e superarlo. O ancora meglio, aggiornare il file alla data di oggi.



mercoledì 18 settembre 2013

Persone

C'è l'infermiera della asl, quella che fa il prelievo senza farti male, che ti dice: "signora, ma lei non aveva un bel pancione? Come sta?". Le rispondi... E vedi l'imbarazzo... Ma sorridi. "Eh, signora...non si preoccupi, era una domanda legittima ". C'è la cassamortara che non paga il condominio e le hanno fatto un'ingiuzione di pagamento, e lei dice che l'amministratore è un verme. C'è il pittore del palazzo che ha la broncopolmonite, ma sembra sia uscito dall'ospedale.

Sono in fila all'agenzia delle entrate.

C'è una signora davanti a me che piange, deve fare una successione, e la sua amica, appena diventata nonna che prova a consolarla. "Il destino non si può fermare" dice. "È la vita", dice. Ma la signora continua a piangere e vedo in quello che dice la voglia di cambiare discorso, di cercare di portare l'amica a parlare del nipotino appena nato. È prematuro, ma sta bene. E giù i discorsi sulle rispettive gravidanze, vissute almeno 20 anni fa. C'è un vecchio che prova a passare avanti facendo il simpatico con un'impiegata. C'è la gente in fila... Ma io sono seduta, sono qui da mezz'ora e l'ufficio ancora non apre, ma ho il numero 3. Mi sento felice. Sia del numero guadagnato, sia della serenità interiore. Sono uno spettatore sopra le parti.

Sono sopra alla mia vita. Ieri sera ho riso di gusto con Andrea mentre preparavano la cena, e vedevo nel suo sguardo la stessa serenità. Ce  lo meritiamo amore mio. Siamo ancora insieme, ancora uniti. Ancora vivi.

Aprono l'ufficio. Ora tocca a me. Silvia ha ricominciato a vivere, oltre il dolore.

venerdì 13 settembre 2013

Aria nuova

Hai sentito che aria fresca? Quasi "fredda"... quella che ti spinge a cercare la felpa, perché "Oh, io c'ho freddo".

Ho rimesso i fiori in terrazzo, quest'estate ho perso molti degli acquisti primaverili...molte piante si sono suicidate, altre hanno patito la sete (colpa dell'impianto di irrigazione che non è partito nell'unica settimana in cui lo avevamo messo...). Per cui, TODO NEW.

Ciclamini nel terrazzo delle camere (le surfinie Alby, Andrea e Silvia sono andate...) ma questa volta non gli ho dato i nomi... pansè in quello del soggiorno.

Come ogni anno vale il principio "Organizzatevi", ovvero "io vi sosterrò ma cercate di fare da sole". Qualcosa succederà, di solito sono brave piantine e si organizzano bene, complice la pioggia autunnale e invernale.

I gatti cominciano ad annusare l'aria e a fare qualche starnuto... e io già penso al camino da accendere.

Lo ammetto, sono una di quelle che quando è freddo dopo il piacere dei primi giorni rimpiange l'estate, e quando è caldo (troppo) brama il freddo dell'inverno. Sono un'italiana media, insomma.

In questo nuovo equilibrio, guadagnato a fatica, inizio a muovere qualche passo. Peccato gli incubi notturni... quelli ogni tanto tornano a ricordarti tutto. Sono due mesi che non vado da Alby. L'ultima volta è stato il 13 luglio. Da mio padre ci sono andata due volte in questi due mesi.

Da Alby non vado perché mi sento paralizzata... Da mio padre perché vedere il suo nome è una pugnalata ogni volta... lacrime copiose scendono ogni giorno, e vedere quella lapide mi indurisce il cuore. Eppure lo sogno spesso ed ogni volta è con noi, mi ha persino detto in sogno che lui è con noi, sempre. E ci credo.

Così capita anche che ci parli... che pensi alle risposte che darebbe se stessimo facendo qualche discorso di quelli che facevamo quando eravamo a tavola, o in macchina...

Mi sento vestita di una grande malinconia. Per tutto quello che ho vissuto.

Senti che aria fresca? È aria nuova, più leggera. Respiriamola ancora.

giovedì 5 settembre 2013

Ho ricominciato a contare...

Conto i giorni, le ore... non faccio che ripetermi che a breve sarà un anno.

So che non dovrei... ma lo faccio. Conto i mesi del dolore che ho vissuto, conto le ore della mancanza di mio padre. Conto i miei anni e me ne sento tanti di più.

Conto gli amici rimasti, quelli nuovi e quelli persi. Conto i giorni che arriveranno...

I giorni della mia rinascita.

Conto e penso alle statistiche... quanto penso alla statistica in questo momento... i sondaggi mi sono sempre piaciuti, e i numeri delle percentuali anche. Io sono rientrata nella percentuale bassa un anno fa... passati i 3 mesi il rischio di aborto si riduce...ma non si azzera.


La vita è una scommessa...quante volte l'ho detto. Ma la vita è anche tante altre cose.

Conto quello che è rimasto di una me di qualche mese fa, conto le lacrime versate... tante, troppe.

Conto i sorrisi... pochi. Ma non zero.

Zero è solo quello che ho tra le mani ora... anche se in tasca ho la speranza che cresce. Non è zero nemmeno quella, per fortuna.

La verità è che io ho paura di provare ad essere felice. Io ho paura.

Come se ad esserlo, o solo a pensarlo potesse arrivare di nuovo dolore... mi sento come quei cani che hanno subito violenza e che se ti avvicini per accarezzarli abbassano la testa chiudendo gli occhi... è una carezza, ma loro temono uno schiaffo.

Chi ti dice che sarà una carezza?

Ma non è detto nemmeno che sia uno schiaffo... a volte quello che conta davvero è il coraggio.

1, 2, 3 mi butto. Io ci provo.

Alby, ti porto nel cuore, ogni giorno, ogni secondo.



sabato 24 agosto 2013

Sono un lupo travestito da agnello?

Me lo sono domandato in questi giorni. 

Ha ragione Andrea quando dice che quando mi fisso su una cosa non vedo più le sfumature.

E chi le vede, poi?
Una volta raggiunta l'età della consapevolezza (e come ci si arriva non importa, ma ci si arriva) è difficile rimodellarsi, e poi su chi? su cosa? Sulla base di quale stereotipo?

Forse sono un lupo travestito da agnello... io scrivo su un blog perché è oramai parte integrante del cammino che ho iniziato 10 mesi fa (10 mesi... domani, abbiamo superato la metà perfetta, siamo nel vuoto che è più grande del pieno).

Ti rispondo qui, rispondo a chi come te magari se lo chiede. Non scrivo "gli affari miei" in mezzo a "cuoricini di sconosciuti", ho iniziato a scrivere per non implodere, per permettere alla mia famiglia di capire come stessi, perché come sai le parole a volte non vengono fuori e la mia famiglia, le mie fondamenta, erano spaesate e sconvolte come me. Puoi decidere di andare da uno psicologo e pagare 60 euro a seduta, o puoi decidere di smontarti e rimontarti da sola, certo c'è la possibilità che non essendo seguita da un "tecnico" tu possa montare qualche pezzo male, o lasciarne fuori qualcuno... ma è un rischio che si può correre, soprattutto se non credi e non vuoi farti aiutare da una persona estranea. Così mi sono aiutata da sola, e piano piano si sono aggiunte persone sconosciute che mi hanno sostenuto in un cammino durato poco più di 180gg. Questo blog, è il figlio di quel processo.

Quel sostegno che cercavo in te e che da te non è arrivato, o forse, non come lo avrei voluto, o, ancora meglio, come avrei fatto io se fosse successo a te. Lo so che non è facile rapportarsi al dolore, e so anche che probabilmente non ho permesso a nessuno di avvicinarmi in modo facile. Ma alcuni ci sono riusciti, e non so se serva un "manuale" per capirmi... forse. Dici di avermi seguito da lontano e poi mi dici che  Leggendoti in questi mesi ho sempre avuto la sensazione che tu non riuscissi piu' ad andare avanti. No, non è così se mi hai letto veramente ero a terra, mi sono rialzata, sono caduta decine di volte e mi sono sempre rialzata, nelle righe che scrivevo mi domandavo dove fosse finita la gente intorno a me, dove fossero le mie amiche. Forse non era queste righe che leggevi, ma altre, magari le frasi di nostalgia su fb.

Non tutti hanno una vita facile. La mia non lo è, e da tanti anni oramai. Ho perso la spensieratezza dei ventenni a 22 anni. Dopo è stato un susseguirsi di vita carica di responsabilità e di razionalità.

Ho letto Freud e Jung e non so come collocarmi in un piano terapeutico, ma so che aver scritto quel post "per te" è stata la spiegazione ai miei silenzi, una sorta di lettera d'addio se vuoi, o una manifestazione evidente di quello che non mi va più bene, non sono sparita, ho tagliato i rami che non portavano più linfa. Sapevo che se avessi voluto mi avresti cercata, e mi dispiace solo che tu lo abbia fatto solo ora, e attraverso un commento di un post. Non ci siamo prese con i tempi, con i modi, forse siamo entrambe maldestre. Non ho notato cattiveria nelle cose che mi dicevi, ma superficialità.

Sono io che questa volta ti ho scosso, senza buone maniere. E l'ho fatto nel mio spazio, nel mio mondo contornato da sconosciuti.

Forse hai ragione sono indurita dai lutti, te come staresti? Prova a pensarci, anche solo un istante. Prova a pensare cosa voglia dire perdere due amori in soli 6 mesi.

Sai cosa voglia dire alzarsi ogni giorno dal letto con il cuore che sanguina? Un senso di vuoto profondo, fai conto, come quando ti lascia un ragazzo...ma amplificato 10000 volte.

Ho perso un figlio amato ancor prima che si manifestasse, ho perso un padre che adoravo e per il quale nutrivo una stima e un valore incommensurabile. E cosa chiedevo dopo? Un abbraccio. Una manifestazione concreta di affetto. Un "Silvia io ci sono". Ma non dirlo al telefono, dimostrarlo. Non basta pensare a una persona per farle sapere che le si è accanto, sia perché la telecinesi funziona con pochi sia perché è troppo facile dire "non so come comportarmi". Io secondo te lo sapevo? lo so? No.


Perché il dolore ti annienta, ti scalfisce l'anima e ti fa vacillare. E andare avanti per inerzia è terribile, devi trovare la forza per evitare di affondare. Sarei potuta affondare in un attimo, ho pensato alla morte tante volte, ma poi sapevo che mio padre mi leggeva, che chi mi amava era lì ad osservarmi e a vedermi reagire, e allora ho comiciato a farlo davvero, l'ho fatto solo per loro, perché non soffrissero più. E questa reazione a catena mi ha salvato.

Poi la morte di papà. Un fulmine a ciel sereno il giorno dopo aver avuto un aborto. Un buio profondo dopo aver visto un barlume di luce. E tu mi dici che mi dispiaceva ancora di piu' perche' sto passando un bel periodo e che vorrei che fosse cosi' per tutte le persone a cui voglio bene. Ma davvero non ti rendi conto di quanta semplicità ci sia in queste parole? Io sarei una persona a cui vuoi bene? E quando mi vuoi bene? Quando la vita è facile e siamo tutti sorridenti? O quando sto di merda e non riesco a credere che la vita mi abbia stretto in una morsa da cui fatico a liberarmi?

Sono sicuramente una persona diversa, ora. Sarò ancora più stronza, se vuoi, più seria, anche.

Se penso alla montagna di cui mi parlava mio padre...penso che siamo a due altezze diverse, vediamo panorami diversi. Magari un giorno saliremo di nuovo insieme, e se ti fa stare meglio ti dico che continuo a camminare in solitaria... contornata da cuoricini sconosciuti che mi hanno aiutato davvero.

Sono un lupo travestito da agnello?  Forse.
Sono una stronza? Probabile.

Sono intransigente? Sì.



Vedo poche sfumature...forse mi sono abituata a camminare nel buio, o forse, il buio non mi fa più paura.

Un giorno, il più lontano possibile per te, ti renderai conto di una parte di ciò che provo, e quel giorno riusciremo a capirci, e parleremo la stessa lingua, quella del cuore.

Buona strada.







venerdì 16 agosto 2013

Ci pensi?

Ci pensi? Ci pensi a tutto quello che è passato? Ci pensi a tutto quello che hai vissuto?

E a dove sei arrivata? e, soprattutto, a COME ci sei arrivata?

Ci pensi? Ci pensi.

Mi ripeto spesso una cosa in questi mesi, che io "posso essere ciò che voglio".

Il che non vuol dire voler essere qualcun'altro, no, nei miei panni ci sto benissimo e mi piaccio pure tanto (anche se ho la scucchia, il nasone e le sopracciglia da persona incazzata). No, essere ciò che vuoi, in generale. Nella persona che vuoi diventare, e in quello che vuoi fare.


Basta provarci. E funziona.

Io voglio essere madre, voglio essere compagna, amica, figlia e sorella. E sono quasi tutto questo.

Voglio essere serena, voglio continuare a trovare la voglia di ridere e sorridere. Voglio anche avere ancora lacrime, ma di gioia.

Io voglio vivere una vita piena.


Ci pensi a cosa eri un anno fa? Sì, ci pensi. E pensi che tutto questo ti ha trasformata, ti ha migliorata. Ne sei sicura. Ti ha anche indurito il cuore, non puoi negarlo. Ma il cuore ha bisogno di una corazza per difendersi più che altro dalla cattiveria generata dalla stupidità.

Io lotto ed ho sempre lottato per quello in cui credo. E mi sono resa conto che in tanti non credono o non hanno mai creduto in me. Ci pensi? A quanti stupiti (e stupidi) ti guardano ora?

Puoi essere quello che vuoi. Basta sapere ciò che vuoi.


Congratulazioni, Nina, congratulazioni Kiki.

Non lasciatevi sopraffare dalla tristezza, dall'avvilimento. Potete essere quello che volete. E guardatevi intorno, guardatevi dentro, prima di dire "non ce la faccio, non è possibile".

La felicità non dipende, e non può dipendere da un fattore esterno. La felicità viene da dentro.


lunedì 5 agosto 2013

ho tagliato i rami secchi

Da quanto tempo lo dicevo? Ebbene l'ho fatto. E un pochino mi è costato, ma ho pensato a me... e sono certa di aver preso la decisione giusta. Forse queste amiche, che per me non sono più tali, leggeranno questo post, o forse no. Mi sento anche un pochino infantile...

Ma quello che ho capito in questi mesi è che se non ci penso io a me stessa...non ci pensa nessun'altro.

Due sono stai i motivi che mi hanno spinto a farlo, la completa assenza in questi mesi, e, qualora avveniva, una presenza "scomoda". Non puoi dirmi a una settimana dalla morte di mio padre "Mi dispiace che ti siano successe tante cose brutte, pensa, per me è un periodo così bello, invece".  Così come non puoi dirmi che stai passando per la mia città senza nemmeno venirmi a fare un saluto.

Eppure sai dove abito, ci venivi spesso quando non avevi un compagno. Ah, ma ora hai un compagno, e di tutto quello che succede intorno, chissenefrega.

Poi l'ho detto mille volte, al dolore non è facile avvicinarsi...ma cacchio se sei mia amica, mi chiami, mi scrivi... forse ho sbagliato anche io, forse dovevo essere più presente... ma credo che la mia alienazione da quello che succedeva intorno fosse quasi lecita.

Poco male. 

Più si cresce più si avvizziscono ramoscelli che credevi importanti, ma bisogna potare per far crescere meglio la pianta.

Mi dispiace leggere tanti post tristi. Evito di aggiungermi alla lista. 

Il caldo continua, i gatti per lo meno non vengono in braccio...

Mi manca molto mio padre. Sono quasi nel 3 mese del lutto. Ricordate? il 3-5 mese sono i più duri, la realizzazione ti spinge ad aprire gli occhi. Capisco che inizialmente ho vissuto un vero e proprio stato di shock.

Vita mia... quanto stupore, quanto dolore, quanto amore. Ma sei la mia vita... e da qualche parte mi porterai.

Come non detto, Pedro è appena venuto in braccio. Ecco che la vita continua a stupire...







giovedì 18 luglio 2013

sogni

Con il caldo che imperversa, con la tranquillità delle giornate che scorrono...vi penso amiche di Blog... penso ai 3 piccoli pinguini, penso a chi ha deciso di abbandonare una strada e di prenderne un'altra, penso a chi si è davvero stufata e grida la sua rabbia, a chi ha bisogno di allontanarsi dalla realtà che la circonda per riscoprirsi viva di nuovo dopo aver attraversato tanto dolore così simile al mio, penso a chi sta per fare un viaggio a Praga con una valigia carica di speranza e un cuore grande, a chi è andata a Firenze e spera che i cosi neri diventino bimbi veri.

Penso anche a chi un blog non ce l'ha.

In ogni caso vi penso. E spero che tutto vada come desiderate.

Fa caldo. I gatti in braccio non sono piacevoli, ma sono i miei gatti e li amo.

Penso a tutto quello che è successo.... penso a tutte le storie che si sono intrecciate in questi mesi.

Vi sono grata, e spero che i vostri sogni si avverino presto e  lo spero anche per me.






giovedì 11 luglio 2013

soffio di vento

sono giorni strani. Giorni di mancanza. Giorni di serenità recuperata a fatica.

Giorni che scorrono, uno dietro l'altro, lasciando poco spazio ai pensieri.

Una cosa però l'ho pensata in questi ultimi giorni...che sono quasi nove mesi.
Che ho vissuto quasi 9 mesi di gioia e ho vissuto 9 mesi di inferno. E ora? Lo so che avevo deciso di smettere di contare, lo so che non serve ma a me piace la simmetria delle cose e come lo yin e lo yang, come il pieno e il vuoto, come il giorno e la notte, siamo arrivati all'equilibrio dei mesi.

Il matrimonio è andato benissimo, se non fosse che mi sono incantata sulle manine di un bimbo... e ho avuto un flash, la manina di Alby, e ho pianto (avevo bevuto pure un po' ed ero "gioiosa"). Poi sono tornata in me. Però è così che va. È così che vivo e che vivrò. Continui attimi di dolore arriveranno a ferire... anche al mare avevo voglia di scappare... non facevo che guardare i bambini dell'età di Alby... e non facevo che sentirmi fuori posto, privata di qualcosa di tanto importante.

Così si va avanti. Al solito. Ingranando giorni buoni a giorni meno sereni.

La mancanza di chi ami arriva nelle piccole cose, le stesse che spesso mi hanno salvato. Così mentre esci da casa ti viene naturale affacciarti nello studio di tuo padre per lanciargli un saluto, o telefonare a casa e aspettarti che sia lui a rispondere.

Nei pensieri spesso mi sono persa e negli stessi mi sono ritrovata.

Eppure c'è una cosa che non mi lascia mai...una cosa che mi permette di credere, di sperare, di vivere. Ed è l'amore. L'amore è in grado di farti fare tutto. L'amore per Andrea, per la mia famiglia...È quello che mi lega ad Alberto e a papà. È grazie a questo che sento di non essere sola.

Vi sembrerà sciocco quello che ho appena detto, ma se si prova ad "ascoltare" con il cuore si può fare tutto.  Sono giorni di "ascolto" quelli che sto attraversando.

E come dice questa candela regalata da Anto:



Sto bene. Sono in ascolto del vento.



domenica 23 giugno 2013

Non scrivo

Perché non ho nulla da dire. Sono assorbita dai miei stessi pensieri, dalle mie cose.

Ma sto bene. Per chi se lo sia chiesto.

Solo, non ho nulla da dire, non mi vengono più fuori le parole. Forse le ho esaurite...

Vado avanti amiche mie, con la solita tenacia e la voglia di vedere come andrà a finire...

Buona domenica a tutte!

sabato 15 giugno 2013

Aprire gli occhi

L'euforia  rappresenta il preludio alla disperazione. Almeno per me accade così.

Oramai mi conosco bene e capisco ogni segnale della mia psiche, la solita altalena per capirci.

Non voglio scrivere un post triste, che poi i migliori post sono quelli scritti mentre piango.... Sono una drammaturga. Ora non sono triste, per fortuna.

Ieri sera si. Tantissimo. C'ho dormito sopra.

Zio Paolo mi aveva detto che dopo la morte di zia si è reso conto di quanti segnali arrivino dall'esterno a farci capire che non siamo soli. La disperazione potrebbe farci affondare ma basta aprire gli occhi per cogliere i segni. Quante mamme speciali vedono i propri figli nelle farfalle, nelle forme delle nuvole... Mi sono svegliata con una canzone alla radio di Nino Buonocore, mia grande passione a 14 anni (eh...lo so...sorvoliamo), una delle canzoni meno note (va bhe probabilmente non lo conosce nessuno ma vi assicuro che ci sono canzoni che magari avete sentito).

Il ritornello faceva "se io fossi in te. Mi lascerei alle spalle i giorni che fanno male, se io fossi in te lo farei davvero...". Mi sono svegliata con il sorriso.

Poi un'altra canzone importante per me... Infine, in terrazzo la margherita che mi aveva regalato papà ha aperto i fiori della seconda fioritura e il ciclamino regalato da Giulio per Alby ha messo tutte foglie nuove...


Insomma se vogliamo, se siamo ben disposti, abbiamo segnali ovunque che ci parlano, che ci aiutano.

Io ne faccio tesoro. Oggi si sposano Emy e Stefano, due dei miei più cari amici. Oggi è anche un mese dalla morte di papà.

Oggi per l'ennesima volta mi alzo e colgo i segni, e mi apro alla vita.

Certo, con quel vestito rosa.... Vedremo.



lunedì 10 giugno 2013

conseguenze

Non ho molto da dire.

Solo che continuano le notti di sogni strani. Ho sognato una sconosciuta che si chiamava Ada con cui ho parlato a lungo, ho sognato di prendere un ascensore che mi portava su una base spaziale (ma mi sono fermata a un piano intermedio...stavo aspettando un altro ascensore ma Andrea e il suo russare mi hanno svegliato), comunque vedevo il mondo dall'alto. Ho sognato pure il Papa. Insomma, tanta roba.

Ho ancora i pittori in casa. Questa mattina faccio ridipingere il mio studio, toglierò l'arancione e metterò un colore neutro. Copro il passato. Siamo passati in una nuova epoca.

È finito un periodo bellissimo.

Cominciamo un periodo nuovo, e come le cose nuove... si ha paura all'inizio.

L'amica schizofrenica mi ha mandato messaggi degni di un ottimo bipolarismo. Ora mi abbraccia e mi manda faccine. Io quando la rivedrò sabato... non so che "faccino" userò. Forse quello per le grandi occasioni...

Mi sveglio ultimamente con di nuovo quella sensazione di vuoto. Come appena morto Alby. Mi sveglio e dico "Cazzo. Ho perso Alby, ho perso Papà" e cavolo io ancora non riesco a crederci.
Che vita di merda. Poi, piano piano la giornata ingrana...ma quel vuoto si sente.

Torna di nuovo, e ancora, ancora. A ricordarti che sei "sfortunata".

Di nuovo ho reazioni di shopping compulsivo. Mi sono comprata un altro vestito per il matrimonio di Emy, ne avevo preso uno con Andrea ma era nero... e non voglio essere vestita a lutto. Così ne ho preso uno ROSA. Io che il rosa non l'ho mai adorato. Scarpe piuttosto appariscenti (tacco 14... peccato che ora indosso quelle da ginnastica). La mia terapeuta (jacopa sempre) mi ha fatto notare che si tratta di una normale reazione. Non voglio essere quella disperata che la gente guarderà con compassione, ma con possibile stupore per l'eccentricità del vestire. Insicurezza. Paura dei giudizi.

Evviva.

Nel foglio bianco che sono diventata, inizio a stendere colori, che siano un rosa pacchiano, o un neutro con cui coprire il passato. Da qualche parte si inizia.


mercoledì 5 giugno 2013

Forza Silvia, povera Silvia!

Continuano le frasi di circostanza, continuano le affermazioni "sei tanto sfortunata" e "sei in credito con la vita".

Che palle.

Che poi se ci pensate prima o poi tutti veniamo a contatto con la morte d un genitore, quella di un figlio vi auguro proprio di no ma di un genitore...per natura, sì.

E non esiste preparazione. Anzi forse rendersi conto proprio dell'ordine delle cose può aiutare.

Se siete fragili di cuore o estremamente sensibili vi prego di smettere di leggere da qui in poi (anche te Stefania). Ho bisogno di scrivere in dettaglio quello che ho vissuto le ore precedenti la morte di papà e so che non è piacevole. Ma la mia personalissima terapeuta (Jacopa) insiste perché io lo faccia.

La mattina che è morto mio padre mi era apparso in sogno, poco prima delle 5:30, tanto che mi sono svegliata di soprassalto sentendo e temendo che fosse accaduto qualcosa. Mi sorrideva senza parlarmi, ma era pallido, tant'è che io gli dicevo "Papà, ma stai male? Sei così pallido". Poi ho sbarrato gli occhi... un forte senso di angoscia che provavo a calmare.

So che probabilmente è stato il momento in cui il suo spirito si è staccato dal corpo. Il momento in cui è andato in quello che è stato definito "coma irreversibile". Vedere mio padre nelle ore successive è stato come vedere un corpo che di papà aveva solo le sembianze. Nel letto del pronto soccorso aveva gli occhi aperti, e vitrei. Occhi senza vita. Tanti anni di ER e Grey's anatomy sono serviti... la prima cosa a cui ho fatto caso è stata la "miosi delle pupille, isocoriche". In soldoni pupille piccolissime e di uguale diametro.

Successivamente il suo corpo è stato attaccato a delle macchine che lo mantenevano in "equilibrio", nella stanza della rianimazione aveva gli occhi chiusi ma piano piano iniziava a gonfiarsi attorno al collo, sul viso.

Non era più mio papà. Era un qualcosa che gli assomigliava. È proprio vero che la vita si manifesta nello sguardo delle persone. L'anima si riflette lì. E in nessun altro posto. La vita scorre nelle vene e l'anima veste un corpo, è l'anima che vede il mondo, non due bulbi oculari.

Il mio rimpianto è quello di non aver mai visto gli occhi di Alberto. Bhe di non aver visto nulla di lui tranne che un piccolo corpo paffuto. Ma questa storia ce la siamo già raccontata.

Ricordo me, mamma e Stefania attorno a quel letto, controllando i parametri della saturazione, della pressione e dei battiti cardiaci sobbalzando ad ogni segnale di allarme... causato dal fatto che lo toccavamo. La saturazione viene alterata se vieni toccato. Che cosa strana.

Ancor più strano sentire che il piede si contraeva se lo sfioravi e anche il braccio...sentire la speranza salire e dire "si è mosso!", ma l'ignoranza dei non addetti ai lavori fa sorridere il personale medico... che con un ghigno ti dice "no, è solo un riflesso, non vuol dire nulla".

Riflesso. Riflesso di quello che era. Come la coda delle lucertole quando si stacca dal corpo del povero rettile che scappa mutilato.

Ho assistito a un esame che è stato ripetuto il giorno in cui è stato dichiarato cerebralmente morto. Uno degli esami di iter. Iter per dire se sei vivo o sei morto.

Un'ecografia ai vasi sanguigni del cervello. Nello schermo una volta identificato il vaso apparivano delle "gaussiane" (ovvero simili alle funzioni di Gauss, roba di statistica), ricordo di aver pensato che era simile ai segnali che analizzavo in laboratorio con l'oscilloscopio... Armata della stessa ignoranza con cui mi esaltavo per semplici contrazioni muscolari, ho detto "va bene? C'è flusso sanguigno!", e sempre lo stesso medico con la faccia da cazzo sorridendo mi ha detto "No. Il sangue torna indietro, avanza, trova un blocco e torna indietro. Come se si mandasse acqua dentro un tubo con l'estremità chiusa". Lo stesso diagramma l'ho visualizzato alla tempia di destra. A destra e sinistra della testa di papà c'erano vasi bloccati. Il cervello non era più irrorato.

Perché non lo operate? Perché non fate uscire quel sangue che ha in testa? Fatelo uscire, abbassate la pressione intracranica. Ripristinate la normalità. ER e Grey's anatomy insegnano anche questo.

No, non si può operare. L'emorragia ha fatto sì che il cervello scendesse... e non si può fare nulla. Anche operandolo non si sveglierebbe mai più. Questo il concetto, o come l'ho interpretato io che di medico ho solo l'abbonamento a sky.

Così passi due giorni a guardare un corpo. Sai che è morto, sai che è stato anche dichiarato morto eppure respira. Gli esce il sangue dal naso... pensi che sia quello del cervello...ma il medico ghignante ti dice che è impossibile, che c'è un osso tra il cervello e il naso.

Abbiamo lasciato l'ospedale prima che lo portassero via, per vedere se poteva donare gli organi.

Lo abbiamo rivisto la mattina, in obitorio, fasciato come una mummia con il viso scoperto.
Sembrava sorridesse. Un rivolo di sangue usciva dalla bocca se lo toccavi. Così abbiamo smesso di accarezzarlo. Un corpo a cui avevano tolto reni e fegato. Un corpo mutilato.

La disperazione di quelle giornate... il pianto di mia madre la mattina alle 6 che mi dice "Io non ce la faccio, voglio morire, eravamo un tutt'uno", o quando in obitorio dice "non lo vedrò mai più", mia sorella che abbraccia papà in lacrime prima di andare via dal reparto.  Disperazione pura unita all'incredulità di quello che stai vedendo. Andrea che piange singhiozzando abbracciato a me. Mio Zio che accarezza il fratello piangendo, i miei cugini, le mie cugine, i miei zii...gli amici di famiglia. Tutti stretti in quelle ore di agonia e attesa. Attesa che la morte venisse riconosciuta e vestita.

Il giorno del funerale papà era nell'ultima sala "in fondo a destra" (come il bagno, è sempre in fondo a destra). La bara scelta da me. Sono riandata alle pompe funebri di Alby, ho ritrovato Roger e Testa quadrata (che è proprio un coglione). Ho visto anche il seminterrato delle pompe funebri, quel posto macabro dove c'e' l'esposizione delle bare... per fortuna papà voleva essere cremato, la scelta della bara è molto limitata.... quale decorazione ci mettiamo? E l'interno?

Decorazione sobria, bara di legno opaco (forse rovere?) con le venature del legno, interno rosso (il suo colore preferito). Fiori rossi, fiori di sinistra.

Papà dentro alla bara non era lui. Era un altro signore. La mano fredda da accarezzare. I fiori del giardino preparati da Stefania... con tutti i fiori che ci sono in giadino, anche le bocche di leone d cui eri così orgoglioso quest'anno...così con lui c'è un po' di casa.

Il carro funebre era lo stesso di Alby. Ricordo di aver guardato i binari che ci sono per fissare la bara...per Alby erano così distanti...la bara così piccola che non si fissava. Quella di papà ovviamente non ha avuto problemi.

Papà è con Alberto.  Alberto è morto. Papà è morto. Sono morti, finiti, non si possono più vedere. Se non nei sogni (o incubi).

E io sono ancora viva. Ancora respiro, ancora ho occhi vivi. Ho l'anima martoriata. Dilaniata e sanguinante. Ma ho occhi vivi.

La vita ancora vede  fuori di me, la vita vede anche dentro di me.

Ho riempito la mia casa di foto. Foto della mia famiglia.

Anche papà perse il padre da giovane...ne aveva 29 di anni, lui. Eppure ha vissuto altri 40 anni (quasi 41, visto che avrebbe compiuto 70 anni 12 giorni dopo la sua morte). Ha vissuto bene, ha avuto soddisfazioni, dolori, amore e amicizia. Allora forse possiamo farcela anche noi.

Certo. Papà continua ad esserci nelle cose che dobbiamo terminare, nella vita che dobbiamo continuare a vivere, fino a quando ci sarà possibile.

E io vivrò. E anche Stefania e anche mamma (a cui io e Stef abbiamo impedito di morire, gliel'abbiamo proprio intimato).

E vivremo con lui accanto.

Non so se Alby è accanto a me, ma papà lo sento. Papà c'è.

Questa mattina ho riletto la lettera che mi aveva scritto a febbraio...questo un passaggio:

[...]

Ognuno di noi reagisce in modo diverso al dolore e noi abbiamo tacitamente deciso di evitare il discorso. Tu hai scelto una strada diversa e stai facendo un'opera meravigliosa, anche se dolorosa, diffondendo i tuoi stati d'animo ad altri.

Devo dire che hai una scrittura incisiva e tagliente, dote propria dei grandi scrittori (chissa', alla fine ne potremmo fare un'edizione C..) che non lascia prendere fiato al lettore.

Oggi ci siamo sentiti piu' volte al telefono ma ho preferito scrivere piuttosto che parlare perche' altrimenti non sarei riuscito ad andare oltre le prime parole.

Sai, per quanto tu sia grande per me e la mamma rimani sempre la nostra "bambina" che dobbiamo proteggere e quando non ci riusciamo e' un dolore enorme anche se cerchiamo di non farlo vedere. Quando tra tanti anni dovessi ripensare a queste mie povere considerazioni ti renderai conto di cosa sia il legame genitore-figlio e di come sia una cosa viscerale che non si puo' modificare.

Hai ragione, le parole di conforto lasciano il tempo che trovano, ognuno deve trovare il modo di superare le avversita' e tu lo hai forse trovato, dopotutto anche da piccola trovavi sempre il modo:

forza Silvia, povera Silvia


un abbraccio

papa'

Forza Silvia, povera Silvia.

Forza Stefania, povera Stefania.

L'amore che ci lega e ci unisce sarà capace di salvarci.

Stefania se hai letto sono certa che starai singhiozzando... anche io fatico a scrivere perché le lacrime scendono copiose (e ho anche i pittori in casa che se mi vedono chissà cosa penseranno)
ma ce la faremo, e porteremo avanti la nostra vita grazie agli insegnamenti di papà e mamma.

Giorno dopo giorno.

Un passo per volta.

Io sono accanto a te.



lunedì 3 giugno 2013

Strane pretese

Questa sera ho avuto un deja vu... Ho sperato per un attimo che le cose si mettessero a posto, ora.

Una sorta di "da adesso e' tutto in ordine, scusate per il disagio apportato".

Ma un deja vu e' solo un immagine simile vissuta, un neurone ritardatario sulle reti neurali...

Comunque... Merita di essere annotata l'uscita infelice della cassamortara del 4 piano (sempre quella pazza del mio palazzo). "E' un periodaccio... Non puoi capire... Ho una media di 4 funerali al giorno".

Primo, per me non è vero, se così fosse sarebbe ricca e felice, invece è un mix di tristezza e pazzia.
Secondo, anche fosse vero... Sei proprio un'indelicata e altro lavoro non avresti potuto fare se non quello che fai. Cassamortara. Cafona.


Ma quello di cui voglio scrivere sono lle pretese/aspettative della gente. Trovo  ridicole le "paure" dello starmi accanto...prima per Alby, ora per questo....in sostanza sono pestilenza e lebbra... E le persone si fanno proprio le fantasie!!


Sono andata a S. Rita, mi sono anche confessata con un prete africano dalla testa piena di bozzi...

Morale della favola:

Il male esiste, io pare che non sia maledetta, 2 avemaria e 1 padrenostro.

Però mi ha detto una cosa carina, che da dove viene lui i morti non muoiono mai, ma sono con noi, sono nell'acqua che scorre e nel vento che soffia.

Viste le pioggia di questi giorni...ne abbiamo ampia dimostrazione... Oddio dovrei essere un pochino più seria...

Purtroppo ho ricominciato a sognare morte e bare... Ieri notte aprivo la bara di mio padre e di Alby... E trovavo i loro vestiti. Questa notte la bara di Alby con lui mezzo decomposto...metà come il giorno del funerale, metà decomposto con l'occhio di fuori.... Uno schifo insomma. Non avevo paura anzi guardavo incuriosita... Ora visto che tra chi legge ci sono psicologi, vi prego di analizzarmi.

Ho sognato anche che scrivevo su un foglio la frase "una vita fa"

Bello...una vita fa ero tante cose... Ora ne sono altre.

Se meno per meno fa più... Deve arrivare il positivo. La matematica e' certa, e se piove o c'è il sole so bene di non essere sola!

sabato 1 giugno 2013

Ce la fai?

Mmmmmmh oggi no. Oggi è un giorno no. Ho la rabbia che fluisce nelle vene, sale al cuore e viene ripompata in circolo e sale fino alla testa.

Rabbia, collera, disperazione tutti in uno stesso calderone.

In giornate come questa spero che di addormentarmi e svegliarmi tra un paio di anni... O anche di non svegliarmi affatto.

Vorrei che il mondo si fermasse, vorrei silenzio intorno.

Invece  no... Silvia sei diventata grande, che fai non te lo ricordi?

I ricordi, i desideri, i ricordi e i desideri.

E la rabbia.... È quelle domande di sempre "perché ?"

E le risposte di sempre... "E' la vita"

Ma a me questa vita non piace più. Fermiamoci, cancelliamo tutto e ricominciamo.

Sono un foglio bianco e inizio a pensare cosa voglio essere, quali colori usare.

Inizio a immaginare... Iniziare e' sempre meglio che finire.




mercoledì 29 maggio 2013

Della lista vecchia e di acque sante

Avevo fatto una lista a fine anno... Faccio sempre liste, devo pianificare ogni cosa e poi vedere se l'ho realizzata. Che cosa stupida...

Bhe qualcosa però l'ho fatta...
Il viaggio di stef e Leo, il w.e. In una capitale europea (con Andrea però e non con gli amici), finito il lavoro che non sopportavo più, cominciato un lavoro nuovo, visto grey's anatomy,  messo il condizionatore, letto tanti libri che volevo leggere, mi sono comprata pure l'iPad... Dal quale scrivo e per il quale gli accenti sono messi come apostrofi... Maledetto T9 e tastiera touch... Non gli ho trovato ancora un'utilita' (apostrofo invece che accento...lo so), ma lo trovo carino e comodo per cazzeggiare, per cui ottimo.

Va bhe, non ho molto da dire... Se non che oggi la vicina dell'ufficio mi ha detto che devo farmi benedire... Parlava anche dell'acqua Santa... Ho pensato anche di berne un sorsetto quando la troverò in vendita al supermercato. Prova l'acqua benedetta e non sarai mai più maledetta....

Machecavoloeh.

A me viene da ridere... Forse perché non ce la faccio più a piangere. Però ammetto di sentirmi così invecchiata... Di colpo a volte penso che potrei anche morire...perdo l'entusiasmo per il futuro. Poi lo ritrovo, poi lo riperdo.

La vita e' una cosa difficile da gestire... Ci vorrebbe un commercialista di vita che tenga una contabilità di lacrime e di sorrisi.

Io sarei sicuramente in credito di gioia. E se poi ti fanno una compensazione con l'acqua benedetta??

Mmmmmh no.

Stasera mi sento una pluricentenaria... Vado a farmi uno shampoo, come diceva Gaber...


lunedì 27 maggio 2013

Santi e demoni (non prendetemi per pazza)

Io credo nel male. E nel bene. Ma a volte forse, più nel male.

Capita così che mi sia allontanata piano piano da quel credo che più di una volta mi ha salvato.
Ho maledetto Dio tante volte... in cuor mio credo di aver fatto anche un patto con il diavolo... anzi credo di esserne certa. Però chi fa un patto con il diavolo di solito ottiene quello che desidera e poi crepa. Se tra un po' morirò allora avrò fatto un patto con il diavolo...anche se il mio desiderio non si è ancora avverato... o meglio lo ha fatto a metà.

L'anno scorso dissi al diavolo che gli avrei dato la mia anima in cambio di un figlio. Lui il figlio me l'ha dato, e poi si è preso la sua (mia) anima. Sono arrivata a credere  questo.  Un po' ho paura...

Mi sono documentata un po'... chi ha il male dentro è soggetto a 3 sintomi:

1) LA TESTA Si dice che il male agisca sulla psiche e infatti se ti hanno fatto una fattura la prima cosa che devi controllare è  di non avere oggetti nel cuscino. Il male colpisce meglio di notte così si manifesta con l'insonnia o comunque sonno disturbato da incubi, o da altro, tanto da farti essere, una volta sveglia, più stanca di quando sei andata a dormire. Lavora piano piano, nel subconscio;

2) LO STOMACO Oltre che nella psiche può agire da dentro. Magari hai mangiato qualcosa contenente un oggetto "medicato"... disturbi gastrici o ondata di angoscia che parte dallo stomaco fino allo sterno, forte senso di sconforto e improvvisa sensazione di angoscia;

3) AVVERSIONE AL SACRO Comincia cn l'insinuazione del dubbio "ma sarà vero?", poi piano piano ci si allontana dal credo e dalla chiesa. Se si va a messa capita che si venga copiti da sbadigli, ridarella e improvvisi black out mentali mentre si recitano preghiere.

Passiamo all'analisi... e alla confutazione immediata.

1) Dormi male? Magari hai solo accanto uno che russa e 2 gatti che devono accomodarsi sopra di te
2) Se hai un po' di gastrite... ce la vedo bene in questo momento.
3) Sbadigli a messa? Diciamocelo non è il luogo più divertente del mondo, così come ti viene da ridere se senti che cantano male o ti si ferma una con il cestino per le offerte fino a che non hai svuotato il portafogli. Non ti ricordi le preghiere? Quate volte le dici al giorno?? Ah... ecco perché non ti ricordi un cavolo.

E se invece fosse vero?

Quando ero più "giovane" facevo i tarocchi, compravo "astrella" e disegnavo il cielo astrale... leggevo di tutto... dalle apparizioni delle anime, al terzo occhio...poi un giorno mi sono spaventata per aver visto una cosa... e ho smesso tutto.

Però ora ho il tarlo... non che qualcuno mi abbia fatto una fattura... ma di avere il male dentro. Quella parte agnostica ed egoista che ho che sta prendendo il sopravvento.

Allora ho pensato di agire in questo modo...

1) Mi faccio un salto a Cascia, da Santa Rita (è vicino, ieri mi hanno dato la rosa benedetta, mi sono andata a leggere la storia... e mi ha incuriosito);
2) Mi devo andare a confessare, dopo aver saputo che Papà lo stavano portando in ospedale ho avuto un raptus di follia... ho scaraventato a terra un crocefisso rompendolo in mille pezzi, maledicendo Gesù e Company urlando come un'indemoniata;
3) Devo dire di questa cosa al frate e vedere che mi dice, se mi consiglia lo psicologo allora sono matta, altrimenti con qualche ave maria e padre nostro forse me la cavo;
4) Andrò un giorno a Medjugorje, anche se Papà mi diceva sempre che i miracoli fatti lì non sono riconosciuti dalla chiesa... che è solo un'invenzione turistica....meglio Lourdes, mi diceva. Ma Lourdes è più lontano...
5) Voglio fare il cammino di Santiago;
6) Che lista lunga. -.-"

Mio Padre era molto credente, più volte dicutendo mi disse che la Fede è Fede "o ce credi o nun ce credi", diceva anche che nella vita di un cristiano è normale e sano avere dubbi. Lui non ha mai ceduto, non ha mai vacillato (o almeno non ho mai intravisto un dubbio... nemmeno dopo Alby). Così ho deciso di "riprovare" anche su questo fronte.

Quante prove da superare eh?

Santa Rita pare si chiamasse Margherita (nome che mi piace visto che è il mio fiore preferito), viene chiamata la "santa degli impossibili", a seguito delle grazie e miracoli di cause impossibili che ha realizzato. Ho deciso di affidarmi a Lei, mi sembra quasi ovvio perché...

Per allontanare il male bisogna semplicemente riaffidarsi a Dio...  

bene vs male...chi vincerà?


venerdì 24 maggio 2013

punti di vista

Ci tengo a precisare una cosa.
Questi sei mesi (sette oramai) sono stati i più brutti della mia vita. I più neri, difficili e dolorosi. Ho pianto per mesi interi, non avevo voglia di scendere dal letto, speravo che arrivasse la notte per tornare a dormire e vedere che un altro giorno era passato. Mi sono fatta forza e sono andata avanti, ho ritrovato la gioia di vivere con il cuore spezzato, ho ripreso in mano le mie cose e ne sono uscita. Poi è successo quello che è successo, la finta rinascita del mio corpo e la morte di mio padre.

Ma non ci riesco a cadere. Mi piego, mi fletto ma non cado più. Prendo questo nuovo dolore e lo metto nell'angolo dei ricordi. Ho avuto una vita felice prima di 7 mesi fa. Non mi è mancato mai nulla, in primis l'amore. Di quello mi sono sempre circondata e riscaldata.

Penso che la sfiga esista e che si concentri per bene. Penso che a questo punto pretendo dalla mia stessa vita di essere felice. La felicità esiste. Ed è fatta da tante cose...

Ricordate quando dicevo che si comincia dalle piccole cose? E da quelle ricomincio. Anzi, grazie a quelle non cado.

Credo nel disegno divino, anche se ultimamente non sono più così credente, tanto meno praticante, credo nel bene e nel male. E continuo a credere che l'amore possa fare tanto. L'amore vuole amore.

Quello che mi dispiace è essere compatita e guardata con occhi commiserevoli... ma immagino sia inevitabile. Ma per chi mi conosce sa che Silvia entro 3 secondi da quello sguardo commiserevole ti ha già mandato a quel paese.

Le piccole cose sono quelle che ci circondano, quelle che ci strappano un sorriso e ci fanno stare bene, sono una voce amica che non ti abbandona, sono mani da tenere, sono le fusa del tuo gatto, sono le fiamme del camino acceso anche se è quasi giugno, sono i fiori che continuano a sbocciare, le formiche nel formicaio in mezzo al giardino, sono gli occhi di chi ti ama e che farebbe di tutto per farti stare bene, sono le note delle canzoni che ti piacciono... e così via.

La morte fa parte della vita, prima dopo o durante, la morte appartiene alla vita.

E vivere è una scommessa, si gioca a rialzo, io ora punto e oso di nuovo... magari questa volta va bene.

Non mi sento una sfigata, non più almeno. La mia vita è la mia forza. E questa è la mia fortuna.


giovedì 23 maggio 2013

forza

Mi guardo da fuori e mi dico "poraccia!"

Mi domando quante persone si siano fatte questa domanda in questi giorni... probabilmente un sacco di gente. In realtà mi è stato anche detto: "Certo Silvia che sei proprio sfortunata!", tante volte lo scordassi...

L'ultima è stata la migliore "Sto vivendo un periodo così felice, io, che mi dispiace ti stia accadendo tutto questo".  Grazie, grazie davvero.

Sono in un equilibrio precario, ma sono abbastanza forte da riuscire a scavalcare anche questo ennesimo, brutto momento. Come se avessi qualcuno accanto a darmi la forza.

Un po' mi girano le palle però... un po' tanto.

È solo un nuovo equilibrio da trovare quello di cui abbiamo bisogno.

Andrà tutto bene... andrà tutto bene. Me lo ripeto, deve essere così.

Almeno uscisse un po' di sole.



martedì 21 maggio 2013

un passo dopo l'altro

Me lo ripeto sempre. Un passo dopo l'altro, un problema per volta.
Se fai così non solo non cadi, ma piano piano tutto diventa più semplice.

Certo mi rendo conto che se mi fermo a pensare... cazzo. Ma quante cose brutte mi sono successe? Non riesco nemmeno a capire come sia possibile continuare a pensare alla vita come un contenitore magico che prima o poi mi renderà felice. Eppure è così.

Mi sento tranquilla. Avverto la morte e il distacco da mio padre così differentemente da quello he ho provato per Alby. Per Alby era dolore che rimbombava, qualcosa che mancava e che manca. Tutto da costruire, sogni infranti, aspettative deluse. Per papà invece è come aver chiuso una scatola piena di cose... non so come spiegarmi. Ma ho tutto che mi parla di lui, ho davvero la vita piena di papà. E la scatola la apro e la chiudo quando voglio. È davvero come se fosse da un'altra parte e stesse per tornare.

Che cosa strana. Quali e quanti sentimenti dentro. Quanto è strano l'animo umano.

Non dormo a casa mia da una settimana. Sono tornata a casa come un ladro, veloce a prendere vestiti, accarezzare i miei bimbi pelosi (Pedro per la cronaca continua a perdere pelo... gli ho detto che bisogna che faccia da solo e che si tranquillizzi... che ora non è il momento di dargli gli ansiolitici...verrà il caldo e starà fresco). Eppure anche la mia vita di sempre mi chiama, ma sa aspettare. Un passo dopo l'altro. Un problema per volta.

Chissà se tutta questa sfortuna sia piovuta perché ho avuto tanti anni felici... vita cara, facciamo che ti fermi un attimo?

Fermiamo questo vortice di vicende? Oppure prova a girare nell'altro verso... a forza di girare mi hai strozzato...ora slegami.

Io continuo a mettere un piede dopo l'altro... te fai un po' come ti pare.

Grazie a tutti per il sostegno, come sempre preziosissimo. Meno male che avevo cominciato questo blog con tanto entusiasmo... e come si chiama il blog...no, vabbé, parliamone...

Ancora.





Io e mia sorella siamo cresciute a pane e de andrè...

ho avuto anche la fortuna di conoscerlo...(ecco, ora potete  vedere che sono stata anche fortunata... non sono solo una sfigata...) :-P

lunedì 20 maggio 2013

Ricominciare

Ricominciare. Di nuovo. Ancora una volta.

Rivedere che le priorità si sono modificate ancora. Sentire di dover proteggere il nido che ti ha cresciuto. Sentire di non voler mandar perduto nulla.

Sapere, ancora una volta, che il cammino da fare è arduo, ancora una volta la salita. Ma essere certa che ce la puoi fare. Sì, ne sei certa.

Questa la lettera che ho letto a papà il giorno del suo funerale, io che ai funerali di solito piango tantissimo, sono riuscita  a restare calma, a leggergli le mie parole, riscaldata da quel senso di calma che più volte, per chi mi ha letto nei mesi scorsi, ho provato da Alby. Tutto questo deve avere un senso...deve esserci un senso. Non posso pensare che la mia vita si sia accartocciata in un attimo per nulla.

"Ho sempre avuto paura del momento in cui ci saremmo dovuti separare, ed ho sempre immaginato ch questo sarebbe avvenuto tra tanto, tantissimo tempo, speravo che fossi immortale.
I figli sperano che mamma e papà ci siano per sempre.
Ma la vita prevede che questo distacco avvenga, prima o poi, ma non si è mai pronti, alla morte non ci si abitua mai. Sei andato via in un istante. Ho ancora in testa le ultime cose che ci siamo detti, salutandomi come sempre con un "ti passo la mamma". Non le hai mai capite le lunghe telefonte con mamma e se ero giù preferivi passarmela, quasi tu non trovassi le parole adatte in quel momento. Ma ce ne siamo detti sempre tante di cose.
Non ho rimpianti, non ho rimorsi.
Sento di aver vissuto a pieno la mia esistenza con te, presenza fondamentale, modello da seguire e da ammirare. Un papà perfetto, con tutti i suoi difetti.
Ti sono grata per tutto quello che  hai insegnato a me e Stefania, per il modello d'amore e legame indissolubile che ci hai mostrato con mamma. Un amore che dura da 41 anni, sempre vivo, mai sopito. Che niente e nessuno ha mai scalfito.
Mi risulta impossibile non vderti arrivare accanto a mamma. Mamma e papà. Gianni e Teresa.
Ma la vita fa giri strani. Dicevi sempre "Quando è ora, è ora". Ma "ora" non doveva arrivare.

Da piccola, quando un giorno ti dissi che una mia amica non mi capiva mi dicesti una cosa che non ho mai scordato. Che la vita è come salire una montagna, c'è chi la sale prima degli altri e che per questo vede un panorama più o meno vasto a seconda di dove si trova.
Mi avevi detto che io ero un pochino più su della mia amica e che vedevo cose che lei ancora non capiva ma che, prima o poi, avrebbe compreso.

Ovunque il mondo ora mi parlerà di te. Sarai nella costellazione di Orione e Cassiopea, sarai in autunno le foglie delle quercie che cadono e che bisogna raccogliere, sarai la primavera che si sveglia negli alberi del Braccone, sarai il "candidum Soracte" quando lo vedrò andando a Roma, sarai gli uccelletti che vedrò dal davanzale e di cui non ricordo nemmeno un nome. Sarai la vita che intorno continuerà.
Grazie per tutto quello che mi hai dato, per i valori che mi hai insegnato, per il saper valutare le persone per quello che sono e mai per quello che hanno, per l'onestà, la generosità e la semplicità di cui ti sei sempre vestito. Grazie per tutti i momenti meravigliosi che abbiamo vissuto; dei discorsi fatti, dell'amore con cui ci hai sempre protette e delle passioni che ci hai trasmesso.
Continueremo a fare in modo che nulla vada perduto.

Faremo in modo che la forza della nostra famiglia ci tenga sempre insieme e te sarai con noi, perché vivo ricordo e presenza tangibile ovunque.
Mi dispiace per il dolore che ti ho provocato in questi mesi, quel dolore dal quale, come mi avevi detto una volta, avresti voluto proteggermi. E come avrei voluto proteggerti io, ora.
Dacci la forza per andare avanti, per poter continuare a scalare la montagna e raggiungerti in cima, dove vedremo insieme un panorama unico.
Ti vogliamo bene"

E così eccomi qui a scrivere ancora... catapultata nella realtà di qualche anno fa, dormire nella mia cameretta, circondata da quell'odore di casa che fa sentire che "andrà tutto bene".