venerdì 5 novembre 2021

Se chiamo chi risponde?

 Sono 4 anni che non metto piede qui. Mi sembra quasi di sentire il freddo di una casa dove  non ha vissuto nessuno da un po', quell'umidità che penentra, le ragnatele alle finestre chiuse. 

Questa mattina una persona mi ha chiesto di Alberto, lei non sapeva nulla. Il figlio va in classe con Damiano (che per inciso frequenta la seconda elementare) e aveva visto la foto di me e Alby (una delle solite 4 che ho e a cui sono particolarmente legata). Così le ho raccontato tutto. Ho visto la commozione nei suoi occhi e mi è dispiaciuto perché poi inevitabilmente la gente resta colpita. Invece io sono stata felice. Ma non di averle procurato tristezza per carità...ma di aver potuto parlare di lui. Capisco quando dicevano che solo sentire il loro nome fa bene al cuore. 

E quindi tra una cosa e l'altra sono tornata qui. 


Mi rendo conto che manca così tanto da scrivere, delle cose passate, di quelle sentite. Ho riletto alcune cose di Damiano piccolo che avevo rimosso. Che bell'angolo questo. Sto parlando da sola in questo momento lo riconosco. Ma è davvero bello. L'omino del cervello nel frattempo canta canzoni inglesi.

 

Si possono aprire le finestre, togliere le ragnatele, perché l'aria di casa resta, quell'odore e senso di appartenenza che nemmeno 4 anni possono scalfire. 




martedì 24 ottobre 2017

Lascerò di te i ricordi

Lui morirà e io morirò,
lui lascerà l'insegna, io lascerò versi,
A un certo momento morirà anche l'insegna e anche i versi.
Dopo un certo tempo morirà la via dove era l'insegna,
e la lingua in cui furono scritti i versi.
Morirà poi il pianeta ruotante in cui tutto questo è accaduto.
In altri satelliti di altri sistemi qualcosa simili a gente
continuerà a fare cose come versi e a vivere sotto cose come insegne

Così scriveva il grande Pessoa.

Non ho molto da aggiungere, cos'altro dire?

Caro mio bellissimo bimbo moro, oggi avresti compiuto 5 anni. Non lo so cosa facciano i bambini di cinque anni, quali canzoni cantino, quali giochi li divertano. Non lo so ora, lo scoprirò con tuo fratello. Per quanto io cerchi di correre oltre i giorni e le stagioni, arriva sempre questo giorno nel calendario, e tutto si fa cupo, e come se si togliesse un tappo da un lavandino colmo di acqua....vengo risucchiata in un vortice, giù..giù nel buio.

Non ho paura di questo buio oramai. È un posto familiare, caldo anche. Un luogo dove ritrovarti, dove ritagliare tempo per noi. Non vengo a trovarti da un anno. Non ci riesco più e lo sai. Ho tolto la poesia un anno fa, così piena di umidità...si stava formando anche la muffa... inevitabile pensare a come si sia ridotto il tuo corpicino...e la tutina col gufetto. Pensieri macabri forse, ma onesti.

Non siamo corpo è vero. Apprezzo sempre di più la scelta di mio papà di farsi cremare. Meglio divenire polvere, subito, che marcire.

Parlo di te, sempre. A volte con una naturalezza che lascia basiti. Anche con tuo fratello. Che poveretto mi fa delle domande a volte...che mi pento di avergli detto la verità. Forse avrei dovuto lasciare che crescesse un po' prima di parlargli della morte, o forse no. Chissà.

Resti la mia parte vulnerabile. Resti l'interruttore che se viene toccato fa sgorgare lacrime infinite. Resti un amore vivo, tangibile, crudo. Resti un sogno infranto, resta il tuo ricordo su di me, in me. Resti un bivio doloroso. Il punto di rottura, di cambiamento improvviso e violento.

Mi dispiace solo di non avere una foto di te. Il tempo passa e i ricordi continuano ad essere dei flash, dei fermo immagine, e se tra qualche anno non dovessi più ricordarti? Visivamente dico.

Capelli neri, naso perfetto.  Tutina bianca, cappellino con il coniglietto. Labbra violacee  in obitorio. Manina piccola piccola, dita perfette, ma unghiette livide.  Il tuo corpo fra le mie braccia, il nostro unico abbraccio, l'ultimo.

5 anni Alby.  5, lunghissimi, anni.

Resti in tutto. No, non c'è possibilità che scordi nulla, sei qui lo vedi? Dentro al cuore, in un angolo protetto. 











mercoledì 19 luglio 2017

Sincronismo

Sono convinta che il sincronismo delle cose esista, così come sono assolutamente convinta che "siamo ciò che pensiamo", e che "diventiamo ciò che pensiamo". Sto leggendo testi affini a questo pensiero e sto frequentando persone che la pensano in questo modo.

Sulla sincronicità degli eventi mi sono dibattuta a lungo, un po' come quando in coda al semaforo cerco di capire quando la freccia della mia macchina raggiungerà la frequenza di quella davanti, per un istante ci sarà sincronia, per lasciare posto, poi, a una nuova danza altalenante. Mi affascina da morire questa cosa... vibrare alla stessa frequenza.

Ci sono un sacco di libri in merito, forse cazzate, forse no. Però sono convinta che esistano persone con cui si viaggia davvero alla stessa frequenza. Quei gesti naturali, quei pensieri identici, che fanno sorridere sempre.

E ce ne vogliono di sorrisi. Avoja.

Quanto si impara dai bambini... dalle risate sincere e improvvise, dallo stupore del presente, e dal futuro che per loro è sempre adesso. E dal passato che per loro  è sempre ieri.

Siamo ciò che pensiamo, ma dobbiamo anche sapere dove vogliamo andare. Mi lascio guidare ancora un po' dagli eventi e dalla loro sincronicità.


mercoledì 19 aprile 2017

Come acqua che scorre

Pensavo che la vita sarebbe rimasta immobile. Credevo che quando trovi attorno spazio liquido in cui nuotare e stare a galla con facilità sia possibile farlo per sempre.

Poi gli eventi, le cose, le situazioni che si modificano, la vita degli altri che continua ad andare avanti per inerzia sebbene la tua abbia subito una frenata brusca e proceda, lentamente, senza che tu possa rendertene conto.

Stupidamente credevo che, una volta rimessa in carreggiata, potessi viaggiare di nuovo in quello spazio liquido. Ma se mi guardo intorno vedo che sono sola. Che gli altri stanno procedendo sì, ma in un altro spazio liquido. Non siamo più nuotatori delle stessa vasca.

Ci sono stata molto male, ci sto ancora male. Che poi il senso di malessere mi pervada costantemente, questa è la mia peculiarità... mica solo Leopardi era uno sfigato lamentoso eh.

Comunque... nel momento esatto in cui ho compreso che il mondo, le cose,  gli amici  avevano continuato il tragitto...era tardi. Troppi giri ferma. Troppi carichi sulle spalle per poter accelerare e raggiungerli.

È la vita. Dicono.

Io dico che sono le priorità che cambiano, che se per gli altri non avevo problemi, o almeno non credevo lo fossero (poi magari ho anche sbagliato) il loro mettere al mondo figli, da quando ho il mio, invece,  viaggiamo su binari diversi. Loro sono in sopraelevata, io in sotteranea o forse il contrario.

Fatto sta che non ci si organizza più insieme, non ci sono più scampagnate da programmare, capodanno, vacanze, ponti vari.   Niente.

Dicono che è "perché voi non uscite più". È vero. Non ho avuto voglia di fare nulla per troppo tempo e mica possono aspettare...no. Forse è giusto così. Ci sono valori per me fondamentali.

L'amicizia è una di questi. Ma come tutte le cose, ci sono pesi e misure diverse per ognuno di noi.

Ho creduto di essere una buona amica quando c'era stato bisogno, magari non lo sono stata. Ci sono legami che nonostante tutto restano in piedi, saldi, e forti come sempre. Altri invece si sono proprio spezzati.

Mi stupisco di come possano frequentare persone che ritenevano pesanti e sciocche. Mi dico che allora meglio. Dai. Meglio per forza. Poi capisco che in realtà sono io ora quella pesante di cui probabilmente ci si lamenta... mi pare anche di immaginarli i discorsi. E che amicizia hai perso allora? Ragiona.

Certo.

Non ho perso amicizie, è evidente. Ho perso la giovinezza, ho perso lo spazio liquido e fluido in cui nuotare. Ora cammino su una gelatina colorata, a volte mi risucchia, altre mi da' una spinta verso l'alto.

Devo solo cambiare prospettiva, devo solo guardare avanti. Che poi, con un balzo gelatinoso ho intravisto anche un sacco di cose belle là in fondo...

E forse c'è anche il mare in cui ritrovarsi.





giovedì 13 aprile 2017

Di rabbia latente, stanchezza, e festività

Il mio ultimo post è nato a seguito dell'incontro con il commercialista. Questo, nasce alle porte di Pasqua, e a seguito di un'analisi personale maturata ingurgitando cioccolata fondente (extra).

Ho capito una cosa di me... che sono uguale a quando avevo 7 anni. E no, non è assolutamente una consolazione.

Uguale alla ragazzina brutta che ogni volta che nevicava aveva il febbrone e gli toccava ammirare la neve dalla finestra della camera. Ho sempre la scucchia, il nasone e gli occhi da pesce fracico. (Insomma brutta è un eufemismo). In fin dei conti me lo diceva pure Chiara..."tendi costantemente a svilirti". Ma è la verità comunque.

Mia sorella mi ha portato giù dalla casa della montagna una bicicletta per bambini, lasciata lì dal vecchio proprietario, un po' arrugginita ma giusta per Damiano. Mancano le rotelle e ha i gommini del manubrio rovinati.

La bambina settenne ha pensato che fosse una "genialata" rimetterla a nuovo e darla al pargolo felice. Così armata di buona volontà questa mattina mi sono recata dal "biciclettaro" del quartiere il quale mi ha praticamente insultato dicendo che quella "non è una bicicletta ma un giocattolo da supermercato, io NON riparo queste cose", il sorriso festoso del mio viso si è tramutata presto in fessura rigida.

"Non la devo riparare, cerco rotelle e ricambi per il manubrio, li ha?"
"Sì"
"Ecco, vede, allora sono nel posto giusto"
L'energumeno mi rompe i gommini e inizia a cercarne di nuovi... e no, non ne ha.

Inizia a fare un'altra cosa, a parlare con altri, dicendo che forse non ha neanche le rotelle che ci vuole tempo e che non vale la pena. M'incazzo nel giro di mezzo secondo. Gli faccio notare che non solo ha offeso me e quello scassone della bicicletta, ma che è una persona arrogante e mi ha pure rotto i gommini. Lui ribadisce dicendo di aver detto la verità, io gli rammento quanto ignorante sia lui e il suo modo di fare e gentilmente lo invito a continuare a fare le sue cose, che "vado da un altro".

Assiste alla scena un povero cristo con la faccia da tonno, che resta impassibile e mi guarda mentre vado via con lo scassone tra le braccia.

Trovo un altro biciclettaro... gentile (ero piuttosto nervosa e credo che abbia capito bene che non ero lì per sentirmi dire che la bicicletta fosse una merda visto che lo vedevo da sola). Domani mattina la andrò a riprendere (10 euro di spesa) un po' di vernice e Damy avrà uno scossone con rotelle con cui iniziare a pedalare.

Il bambino festoso è già felice per lo scassone trovato, già ci vuole andare così com'è, non ha importanza nemmeno la ruggine o i gommini spaccati, per lui era, ed è, bella così. Questi sono gli occhi dei bambini.

Il mio intento è quello di "migliorarla" di fare qualcosa di  mio per Damy. Nel mio cuore infantile è un gesto carino...un gesto davvero d'amore. La quasi quarantenne annienta la mia gioia infantile con imprecazioni solite da scaricatore augurando un virus intestinale al vecchiaccio buzzurro.
EVABHE.

Come a sette anni oggi mi sarei messa a piangere davanti al vecchio stringendo quel ferraccio della bici. Come a sette anni ho invidiato le persone che avevano la bici nuova e pur sapendo che posso comprarla senza problemi ho pensato alla bici che mio padre aveva rimesso a "nuovo" personalizzandola con faro e cassetta porta oggetti. A me sembrava la bicicletta più bella del mondo.

Vaglielo a dire alla gente di come sei capace di vedere le cose ancora con gli occhi da bambina. Speriamo che li abbia anche Damy nei prossimi giorni di fronte al nuovo scassone fatto con amore.



Dovrei liberarmi un po' di questi ricordi. Ma ci sto così bene dentro.

Quelle come me regalano sogni,
anche a costo di rimanerne prive…
Quelle come me donano l’Anima,
perché un’anima da sola è come
una goccia d’acqua nel deserto…
Quelle come me tendono la mano
... ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio
di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano, tentano d’insegnarlo
a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre…
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo
alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime…
Quelle come me sono quelle cui tu riesci
sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare,
senza chiederti nulla…
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,
in cambio, non riceveranno altro che briciole…
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…



A. Merini






giovedì 23 marzo 2017

Porte in faccia

Sogno il momento in cui chiudere  la porta in faccia a qualcuno.

In passato l'ho fatto a dire la verità... a venti credi di essere il padrone del mondo con l'altezzosità e la sfrontatezza che appartengono solo ai giovani. Poi ne fai trenta e ti rendi conto di quante cose sbagliate tu abbia fatto in nome di cosa poi? Di una eterna giustizia che mai... mai arriverà.

Ora che sono vicina ai quaranta (vicina a tal punto che se stendo il braccio li tocco) aumentano i rimpianti, le domande "Se avessi fatto quello? e se invece..?", non hai più la sfrontatezza, se non nascosta in qualche frase che manca di coraggio.

Sono sempre stata diretta, mai falsa, o almeno mai con coscienza. Oggi sono incazzata, con il sistema del lavoro, con la fatica fatta e non ripagata. Ti domandi se la cosa giusta da fare sia davvero sempre rispettare le regole piuttosto che infrangerle.

In questo mondo vince chi lecca meglio il culo. È così ragazzi, c'è davvero poco da fare. Si lavora attorno al bersaglio, scavando bene intorno a forza di camminarci, e vince chi sta più vicino, chi sa fare la cosa giusta. Parlare male dietro alle spalle, e diventare culo e camicia appena girato l'angolo. 

Forse l'errore è la considerazione del giusto. Evidentemente il mio concetto di giustizia non collide con quello altrui.

Sogno di chiudere la porta in faccia, sogno di urlare al telefono sbroccando come feci nel lontano 2012 a quella povera crista che ebbe la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Non sopporto la precarietà, non sopporto l'attesa e il labile. Voglio certezze, ho bisogno di sapere che la fatica viene ripagata. Ma non funziona così. Per nulla proprio.

E così ti ritrovi a fare i salti mortali per non sentire tuo marito che ti "butta l'ansia" sul futuro economico, quando potresti essere tranquilla lo stesso. Ti ritrovi  a fare i salti mortali perché ti sei prefissata degli obiettivi e non ce la fai a dire "ma forse non ce la posso fare" che ora  hai di nuovo la capacità di ragionare, ora  senti nuovamente ogni fibra del corpo attivarsi e non ce la fai proprio ad allentare il gas, ma spingi, tutto giù.... a tutto gas.

Perché sei così cogliona che basta un "Brava" detto mentre nel frattempo ti stanno silurando, per farti illudere che vada bene lo stesso. Che a volte fa comodo fare finta di non vedere o di capire.

"e se avessi fatto....?" No, non si torna indietro. Vai avanti, sbatti la porta... ma  è l'uscita di servizio.

Sono incazzata con il sistema lavorativo, sono incazzata con il mio lavoro, sono incazzata anche con l'impiego statale (ora non posso ma in futuro descriverò dinamiche interessanti sul posto fisso).

Vorrei tornare ai venti, fosse solo per credere di stare facendo la cosa giusta.

MAVAFFANCULOVA.


venerdì 10 febbraio 2017

I gruppi WA, e il male di vivere.




Odio i gruppi w.a., davvero. Le persone che mi conoscono lo sanno e sanno anche che da quando ho scoperto il modo per evitare le notifiche non sfrutto le potenzialità dell'applicazione, per cui se mi scrivi non è detto che io ti risponda subito. Anzi.

Da quando Damy va al nido sono stata iscritta, mio malgrado, a diverse chat.

La mia vita è stata stravolta. Dico davvero. Se Umberto Eco diceva che "Facebook ha dato voce agli stupidi" io rilancio dicendo che W.A. ha concesso la facoltà di parlare alle mamme decerebrate.

Non credevo che al mondo ne esistessero tante. Ma d'altronde non si smette mai di imparare...
Alle prime chat mi sentivo quasi emozionata: "Regalo per la festa di CiccioFormaggio", evviva!! La nostra prima festa!! Che carine hanno pensato anche a me...

"Allora Mamme! (e già qui il sopracciglio si inarca...) ho pensato di creare questo gruppo per dirvi che penserò io a fare il regalo a CiccioFormaggio, per cui metterò una scatolina nell'armadietto di mia figlia CiccettaBella basterà che mettiate 10 euro in una bustina con il vostro nome. Lascerò la scatolina fino alla prossima settimana"

Bene, messaggio chiaro, gesto lodevole. Brava Mamma di CiccettaBella.

Poi l'apoteosi. Una sfilza infinita di gente che dice "Grazie!" "Che bella idea" "Faccetta che ride, faccetta che bacia, pollice in alto, manine felici". Non avevo ancora scoperto come disattivare le notifiche...quindi una serie infinita di BIP.

Sono le 23:58 e la "Pippi ⚤" manda un messaggio "scusate ma non ho capito bene, dove li dobbiamo lasciare i soldi? Nell'armadietto di CiccettaBella o di CiccettaBuona? perché hanno lo stesso nome!!!"
e mentre maledici il tuo telefono e il fatto che ti abbia strappato dal sogno...arriva l'illuminata devota al buonismo che risponde "Anche io non avevo capito! Ma si tratta di CiccettaBella quella che ha l'armadietto vicino alla porta rossa", ti riaddormenti, sono le 2:00 di notte e arriva un  "Grazie!!" seguito la mattina alle 5:00 da un "Figurati!!". E lì inizi a pensare che alla festa di CiccioFormaggio non ci vuoi andare.

I giorni a seguire sono un continuo..."Ho messo i soldi! Sono la mamma di Palletta!" "anche io! mamma di Burrofuso!" e così per giorni... fino alla festa. Dove ci sono ancora ritardatarie.."scusatemi! ho scordato di mettere i soldi ma la scatolina non c'è piu`!" O ancora "Io non avevo la bustina e li ho lasciati sfusi...sono i miei!" e così via...al punto che quando senti il BIP del telefono ti parte un tic nervoso nell'occhio.

Questo per le feste. Da quando c'è il terremoto le maestre hanno aperto una chat... e vi assicuro che c'è il delirio. Alla prima scossa di terremoto il telefono impazzisce... te già sei preoccupata e quando prendi il telefono, al quale hai tolto l'avviso di notifica, scopri 106 messaggi.

"Cacchio. È crollato tutto!!"



No, ovviamente. Sono le mamme decerebrate che hanno iniziato una litania, che termina con un elogio alle maestre con tanto di disegnino. E lì ti rendi conto che sei una persona cattiva, perché sei disgustata da tanto i tuoi occhi stanno guardando e un "Grazie per pensare HAI nostri figli"..Lì prendi il telefono e lo butti.

Il primo messaggio che scopri dopo aver sfogliato lo schermo per 3 ore diceva "Maestra Fiore: Stiamo tutti bene e in giardino, coperti"..



Vai a prendere tuo figlio e speri che tra i suoi amichetti preferiti non ci siano CiccettaBella, Palletta e il figlio della Pippi... Che no, davvero non ce la puoi fare.

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Tutto quello che ho scritto è vero. I nomi sono di fantasia, ma nemmeno troppo, mi assumo la responsabilità di quanto scritto...e se qualche mamma di questo tipo si sente offesa. Me ne farò una ragione.